Recensione: “Doparie, dopo le primarie- Diario di un elettore errante alla ricerca della felicità”

Pubblicato il 12 Giugno 2010 alle 17:08 Autore: Livio Ricciardelli
copertina doparie

“Doparie, dopo le primarie” di Raffaele Calabretta è, per stessa definizione dell’autore, un pamphlet. Ma può benissimo essere definito, sottolineando il carattere prettamente pedagogico del testo, come un “elogio alla cultura civica”.

In questo libro l’autore parla attraverso l’esperienza di Gabriele Battistini, suo alter-ego alle prese col lavoro, con la compagna Michela e con la complessa politica italiana. Specialmente nel variegato e frammentato campo della sinistra.

Ed è forse quest’ultimo il grado merito di questa scorrevole iniziativa editoriale: Calabretta evidenzia, alternando i generi ma prediligendo il racconto tramite il proprio diario elettorale, importanti fasi storiche e politiche del centrosinistra italiano dal 2005 al 2008.

Sono solo tre anni, ma Calabretta citando i singoli fatti, le singole agenzie e le diverse riunioni evidenzia una realtà che in molti tendono a negare soprattutto a causa di una diffusa pigrizia intellettuale: il quadro politico nostrano negli ultimi cinque anni ha subito modificazione di portata enorme in merito sia alla rappresentanza parlamentare sia alla struttura ed alle differenti realtà partitiche italiane.

E quindi dai girotondi si ricorda il difficile cammino della prima lista unitaria dell’Ulivo (Europee del 2004) per poi soffermarsi sui vani tentativi di costituire federazioni della sinistra radicale e sui primi entusiasmanti esperimenti riguardanti le primarie. In particolar modo quelle di coalizione del 2005 (che videro vincitore Romano Prodi) e quelle costitutive del Partito Democratico (che videro vincitore Walter Veltroni e che portarono anche all’elezione di venti segretari regionali).

Attraverso questo “set” e queste vicende, Gabriele, che è un ricercatore al Cnr alle prese col lavoro e con la compagna Michele, trova lo slancio all’impegno politico tramite una proposta che otterrà considerevoli commenti in futuro: la battaglia per l’istituzione delle doparie.
Queste doparie, che appunto dovrebbero essere dopo le primarie, non sono da confondere (e l’autore precisa all’inizio questo aspetto) con torbide vicende riguardanti il mondo dello sport e del doping, ma si tratta bensì di un istituto di democrazia diretta teso a fare in modo che i politici una volta eletti non perdano il rapporto con le istanze della società. Quella stessa società che molto spesso si è dimostrata essere più avanti della politica.

Su queste doparie si sviluppa un dibattito scientifico (del resto la proposta nasce da un particolare percorso cognitivo e di studio dell’autore) che vede favorevoli o detrattori.

Sullo sfondo emerge, anche se non viene mai citato se non in una singola pagina, uno dei nodi più problematici e stimolanti della politica e della politologia mondiale: il tema della democrazia indiretta (in vigore in tutti gli stati propriamente democratici, con qualche piccola e parziale eccezione) e la democrazia diretta, quella sognata da Rousseau e definita impraticabile da molti commentatori che trae nuova linfa dall’avvento della Terza Rivoluzione industriale e dagli sviluppi tecnologici (oramai si tende infatti a parlare di democrazia elettronica, anziché di democrazia diretta).

Infatti per molte persone, che si esprimeranno nel corso degli anni sulla proposta di Gabriele, l’istituto delle doparie non può che rafforzare i toni già troppo populistici esistenti nella politica italiana.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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