Ma siamo sicuri di essere già nella Terza Repubblica?

Pubblicato il 18 Dicembre 2012 alle 18:58 Autore: Livio Ricciardelli
Mario Monti

Il 16 dicembre si sono tenute le elezioni anticipate in Giappone. Bene. Cosa c’entra con l’Italia? Cosa c’entra con la Terza Repubblica?

C’entra eccome.

Nell’Impero del Sole, dopo tre anni di governi a guida democratica, nuovi soggetti politici sembravano aver segnato definitivamente lo storico bipolarismo nipponico che vede contrapporsi da una parte il Partito Liberaldemocratico di centrodestra dall’altro il Partito Democratico di centrosinistra.

Negli ultimi tempi i sondaggi elettorali davano i democratici al governo, che in tre anni hanno cambiato tre premier, in caduta libera ma i liberaldemocratici incapaci di formare un esecutivo da soli (e nemmeno con il loro storico junior partner Nuovo Komeito, partito d’ispirazione buddista).

Due nuovi partiti sembravano sorgere all’orizzonte: il Partito per la Restaurazione del Giappone e Giappone Futuro.

Il primo è una formazione politica nazionalista che si colloca a destra dei liberaldemocratici. Fondato dal sindaco di Osaka e dall’anziano governatore della prefettura di Tokyo il partito si pone come ultranazionalista ed è quanto mai facilitato nel suo emergere, otre che dall’instabilità dei democratici, anche dalle frizioni con la Repubblica Popolare Cinese.

Mario Monti

Progetto Giappone invece è una formazione politica, anch’essa molta recente, che trae spunto dalla tragedia di Fukushima per proporre agli elettori un’alternativa di sinistra ed ambientalista rispetto ai troppo compromessi democratici.

Nonostante l’emergere mediatico e politico di queste due formazioni alle estremità dello scacchiere politico, l’affermazione dei liberaldemocratici è stata netta e il primo ministro Shinzo Abe potrà rieditare assieme al Nuovo Komeito quella maggioranza di governo che già resse il suo governo dal 2006 al 2007, dopo il lungo (per una volta) interregno di Koizumi.

Negli ultimi tempi in molte democrazie occidentali abbiamo assistito ad un mutamento del quadro politico. Un mutamento che si concretizzava nella “sostituzione” di uno dei due poli con una formazione emergente o da sempre quanto mai minoritaria.

Storicamente il caso più famoso è il caso britannico in cui tra gli anni ’10 e ’20 del XX° secolo i laburisti occuparono quello spazio a sinistra tradizionalmente appannaggio dei liberali anche a causa delle diatribe tra le due prime donne Asquith e Lloyd George.

Il caso recente più famoso è rappresentato dal Canada e dalle sue ultime elezioni generali nel 2011. Lo storico bipolarismo tra Partito Conservatore e Partito Liberale è stato scalfito dall’emergere di un formazione politica che, pur esistendo da circa un ventennio, mai era riuscita a occupare a sinistra lo spazio della storica formazione liberale. Si tratta del Nuovo Partito Democratico che è da considerarsi più di “sinistra” rispetto al polo liberale e come un soggetto politico figlio di quella “third way”che tanto seguito ebbe nel mondo anglofono.

Un esempio analogo, per quanto drammatico, di matrice europea è quello greco dove l’unione di una serie di soggetti di sinistra, Syriza, ormai ha tutti i numeri per contendersi il governo del paese in ipotetiche elezioni anticipate contro quello che loro stessi ribattezzano come il “fronte dell’austerity”. Un fronte però a trazione conservatrice considerando che il soggetto principale sarebbe il conservatore Nuova Democrazia del premier Samaras. Mentre lo storico rivale rappresentato dai socialisti del Pasok rischia o di essere risucchiato dall’azione impopolare di Samaras o schiacciato tra due distinti poli tra il centrodestra e la sinistra-sinistra di Tsipras.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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