Tra Senato e Regionali, è la Lombardia il banco di prova (ma occhio alla Sicilia)

Pubblicato il 14 Gennaio 2013 alle 11:51 Autore: Livio Ricciardelli

La partita elettorale di questo 2013 si gioca al Senato. Non sembra esserci partita infatti per Palazzo Montecitorio dove la coalizione “Italia Bene Comune” quasi sicuramente si aggiudicherà il premio di maggioranza e potrà contare su 340 deputati di centrosinistra.

Al Senato invece la partita è maggiormente contendibile a causa del premio di maggioranza regionale previsto dal Porcellum. E soprattutto a causa di due coalizioni politiche (quella capeggiata da Berlusconi e quella capeggiata da Monti) che, in maniera esplicita o in maniera implicita, hanno proprio come obiettivo quello di rendere ingovernabile il Senato e non quello di ottenere una vera e propria vittoria politica (anche se nell’inner circle berlusconiano qualche umore è cambiato a seguito della performance del Cavaliere da Santoro).

Inizialmente nelle segrete stanze di Montecitorio si ragionava per schemi precostituiti. E si davano per scontate al centrosinistra ben 16 circoscrizioni del Senato su 20 (partita a parte il tema degli italiani all’estero) con solo 4 eccezioni, le cosiddette regioni in bilico: Lombardia, Veneto, Lazio e Sicilia.

Quattro regioni che hanno visto scendere in campo nelle ultime settimane i pezzi da novanta, come se si trattasse di tanti piccolo Ohio.

Col tempo però la situazione sembra essere cambiata sia per quanto riguarda le zone veramente in bilico sia per quanto riguarda le priorità delle singole forze politiche in questa campagna elettorale.

Un caso esemplare è quello del Lazio: considerata strutturalmente una regione in bilico (la sconfitta nel 2006 fu uno di quei traumi imprevisti, considerando la vittoria del centrosinistra un anno prima, che contribuì ad alimentare la destabilizzazione del governo Prodi) e mai vinta dal centrosinistra da quanto è in vigore il Porcellum.

In questa tornata non è solo il vento nazionale a spingere il Lazio quasi sicuramente tra le braccia del centrosinistra, tanto da non essere considerata più in bilico, ma una contingenza di carattere amministrativo: le dimissioni della governatrice Polverini e le elezioni regionali anticipate.

Un effetto traino e un accostamento, quello Berlusconi-PdL-Polverini, che rischia di essere fatale nella vittoria del centrosinistra sia alla Pisana (ancora stallo sulla candidatura del centrodestra) sia sul fronte nazionale con un premio di maggioranza in grado di rinforzare il centrosinistra al Senato.

Dunque l’esito del voto nel Lazio è dato per scontato e ora i proiettori sono tutti concentrati sulla Campania. Un “arrivo” a tratti imprevisto che probabilmente ha spinto alcune forze politiche ad andarci piano con le candidature. Insomma: nessun D’Alema in Campania 1 alla Camera come nel 2008. Ne tantomeno giganti al Senato.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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