Tre miti da sfatare sulla questione Monte Paschi

Pubblicato il 24 Gennaio 2013 alle 14:10 Autore: Giovanni De Mizio
Lo stato delle nostre banche

In un Paese afflitto da memoria corta, ignoranza endemica e populismo permanente è inevitabile che girino più di una sciocchezza di facile appeal in campagna elettorale. In questo caso bisogna fare tre precisazioni sulla questione della Banca Monte Paschi di Siena.

In primo luogo bisogna rassicurare i correntisti di MPS. È inutile correre agli sportelli per ritirare i propri soldi: fino a 100mila euro a persona il denaro è garantito dal Fondo Interbancario a Tutela dei Depositi, come pure sono al sicuro i titoli depositati presso la banca. Il peggio che può capitare è un congelamento dei fondi per venti-trenta giorni nel caso in cui la Banca d’Italia, nel corso delle sue (tardive) indagini sul dissesto della banca senese, decida che nulla entra e nulla esce fin quando non è stata fatta chiarezza. Al massimo conviene tenere altrove (su altri conti correnti o sotto il materasso) il denaro necessario a far passare questo mese. Correre agli sportelli rischia di aggravare il dissesto della banca e minare la già scarsa fiducia nella tenuta del sistema finanziario.

Il secondo mito si riferisce al fatto che alla banca verrà girato il gettito derivante dall’IMU, introdotto dal Governo di Mario Monti, coerentemente con il fatto che “questo è il governo delle banche che impoveriscono la povera gente, è un complotto”. Tuttavia il gettito dell’IMU è stimato in circa 24 miliardi di euro, mentre a Monte Paschi ne verranno girati meno di 4. Ciò che si può dire, al massimo, che a Monte Paschi verrà girato il gettito dell’IMU relativo alla sola prima casa, ma qui va fatta un ulteriore precisazione: l’alternativa era far fallire la banca. Qualcuno ricorda cosa successe nel 2008, quando gli USA lasciarono fallire Lehman Brothers? Si può tranquillamente rassicurare l’elettorato che senza il salvataggio di MPS la conseguente instabilità del sistema finanziario italiano avrebbe avuto ripercussioni drammatiche sulla cosiddetta “economia reale”, con conseguente perdita di ricchezza reale e posti di lavoro.

Terzo mito: i Monti Bond sono un regalo a MPS. Questo è oltremodo falso: Monte Paschi pagherà questo “regalo” caro e amaro. Il tasso su questo prestito partirà dall’8% al 10%, ed è possibile che nei prossimi anni arriverà al 15%. Se la banca non dovesse riuscire a pagare, essa verrà nazionalizzata, ovvero tolta alla disponibilità degli azionisti e del management che ne hanno sciaguratamente causato il dissesto.

Possiamo sperare che, intanto, magistratura e autorità di vigilanza si muovano per fare luce su una storia che era già nota alle cronache da maggio, grazie a una puntata di Report intitolata “Il Monte dei Fiaschi“. Possiamo sperare, ma senza essere troppo convinti: in caso di nazionalizzazione, la gestione della banca passerà dal PD senese (Comune e Provincia, saldamente in mano al PD e ai suoi antenati da diversi decenni, nominano 13 su 16 consiglieri della Fondazione che controlla la Banca) al PD nazionale, nell’attualmente probabile caso in cui il prossimo governo italiano sarà guidato dai democratici. Con ciò non si vuole attaccare il PD, ma l’intero sistema bancario italiano, in cui la commistione con la politica è evidentemente indecente, oltre che inefficiente, e che il sistema delle Fondazioni bancarie non è altro che un sistema di lottizzazioni di cui in molti hanno goduto e godono, dal PD alla Lega Nord.

Non a caso, Banca del Monte dei Paschi di Siena è solo “Una storia italiana dal 1472”. Ma ce ne sono molte altre.