Il dilemma di Samorì. Il caso politico dei Moderati in Rivoluzione (MIR)

Pubblicato il 4 Febbraio 2013 alle 15:28 Autore: Livio Ricciardelli

Sabato 2 febbraio è stata una giornata speciale per la politica italiana. Si è tenuto infatti un evento che senz’altro ha animato il cuore e interessato le menti degli italiani: la giornata nazionale di mobilitazione del Mir – Moderati In Rivoluzione del Professor, Avvocato Giampiero Samorì.

Ma partiamo con ordine.

Le origini di un’attenzione politica: fine ottobre. Da tempo si vocifera di un imminente uscita di scena di Silvio Berlusconi in vista delle elezioni politiche del 2013. Uscita di scena che avviene puntualmente quando il Cavaliere annuncia in un filmato, mandato perlopiù in rete, la sua volontà di non correre per la premiership del centrodestra. Un passo indietro che si accompagna ad un consiglio: si tengano le primarie del Popolo della Libertà (o del centrodestra, non si è mai capito) il 16 Dicembre.

Una mossa lanciata nel bel mezzo della campagna per le primarie del Partito Democratico. Campagna che per gli elettori ha simboleggiato un’apertura del Partito Democratico alla partecipazione e alla possibilità di contribuire ad una sfida tra Bersani e Renzi.

Da qui la mossa berlusconiana.

Subito fioccano le autocandidature: il primo a scendere in pista è il segretario del partito Angelino Alfano. Già la sua elezione alla guida del partito, il primo luglio 2011, era stata vista da molti come un’investitura e un invito al ricambio generazionale del partito (tanto che Alfano aveva dovuto lasciare il Ministero della Giustizia per dedicarsi solo alla segreteria del Popolo della Libertà).

Successivamente emerge quella di Giorgia Meloni, desiderosa sul piano interno di porsi come capofila dell’area degli ex An in uno scenario interno al PDL deberlusconizzato (tanto che i primi ad essere dubbiosi di questa mossa della Meloni sono proprio gli ex colonnelli di An, timorosi di essere scavalcati dai “gabbiani” della Meloni). Successivamente fioccano altre candidature: Alessandra Mussolini (quasi subito ritirata), Vittorio Sgarbi (che apostroferà poi la competizione come una farsa), Giancarlo Galan (in nome dello spirito del ’94 e della tessera numero 19 di Forza Italia), Guido Crosetto (prodotto della scuola antitremontiana in materia economica e fiscale), Alessandro Cattaneo (rottamiamoli tutti!), Daniela Santanchè (siamo o non siamo “fascisti con la bava alla bocca”?) e Michaela Biancofiore (l’amazzone, così lealista da scadere nel minoritarismo spiccio). E poi c’è lui. Giampiero Samorì.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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