Dall’abdicazione del Papa al nuovo banchiere tedesco (IOR).

Pubblicato il 15 Febbraio 2013 alle 16:06 Autore: Redazione

L’inaspettata abdicazione del Papa è certamente un fatto storico. Tuttavia non deve essere ritenuta un’assoluta novità.

Lasciando da parte i sei precedenti storici (l’ultimo è quello di Gregorio XII, dimessosi nel 1415), è importante notare che quasi tutti i papi della seconda metà del XX secolo pensarono seriamente a rinunciare al loro incarico.

È il caso di Pio XII che aveva pronta la lettera per abdicare nel caso in cui le SS fossero entrati nel palazzo apostolico. Di Paolo VI e di Giovanni Paolo II che avevano la lettera di rinunce pronta nel caso in cui fossero stati impossibilitati a continuare il loro ministero.

Se a questo dato storico si aggiunge il dato normativo. Il Codice di Diritto Canonico del 1983 promulgato da Giovanni Paolo II, prevede espressamente che il Romano Pontefice possa rinunciare al suo incarico. E la decisione, presa in libertà, non deve essere approvata o ratificata da nessun organo, come invece succedeva in precedenza. Ecco perché questo atto storico può essere visto con minor meraviglia.

Certo, le motivazioni che hanno portato Ratzinger a compiere questo gesto rimangono avvolte dal segreto. Il Papa ha fatto cenno alla mancanza di forze. Eppure sembra ancora in ottima salute. Seppure affaticato dall’età. Ovviamente girano voci su qualche presunta malattia. Ma si tratta solo di pettegolezzi. Quanto contano, invece, gli scandali di questi ultimi anni?

Come interpretare il suo discorso durante la sua ultima Santa Messa in San Pietro per le ceneri? Una cosa è certa: il Papa sembra essere meno affaticato di Giovanni Paolo II durante gli ultimi anni del suo pontificato, ma mentre allora la curia romana sembrava un braccio bionico perfettamente efficiente e fedele, negli ultimi anni ha rivelato qualche difetto. Chiunque sarà eletto al soglio pontificio dovrà ripartire da qui.

Forse è sbagliato collegare alle dimissioni del Papa la nomina del nuovo Presidente dello IOR. Dopo 8 mesi di vacanza (e di affannosa ricerca di candidati validi e disponibili), la nomina era calendarizzata da tempo per Febbraio.

Ed è arrivata oggi. Il nuovo presidente dell’Istituto per le Opere Religiose (IOR) è Ernest von Freyberg. Tedesco. Ha 55 anni. Appartiene all’ordine dei Cavalieri di Malta. L’avvocato, di origini nobiliari, succede ad Ettore Gotti Tedeschi. «La Commissione Cardinalizia di Vigilanza dell’Istituto per le Opere di Religione (I.O.R.) ha provveduto alla nomina, a norma degli Statuti, del nuovo Presidente del Consiglio di Sovrintendenza nella persona dell’Avvocato Ernst von Freyberg. Gli altri quattro Membri del Consiglio di Sovrintendenza mantengono il loro incarico».

Il nuovo presidente parla inglese, tedesco, francese e italiano. Il Papa – ha dichiarato alla stampa oggi Padre Lombardi – ha espresso il suo pieno consenso alla decisione della commissione. Si è giunti alla nomina con un percorso durato mesi «meticoloso e articolato, che ha permesso di valutare numerosi profili di alto livello professionale e morale, anche con l’assistenza di un’agenzia internazionale indipendente, leader nella selezione di alti dirigenti di impresa».