La Lega di Maroni, sospesa fra trionfo e spaccatura

Pubblicato il 18 Febbraio 2013 alle 18:54 Autore: Federico De Lucia

L’ultimo anno è forse stato per la Lega Nord il più difficile della sua storia. Già in passato il Carroccio aveva vissuto momenti di grande difficoltà, ma mai era stato necessario un avvicendamento al vertice per affrontarli. La crisi dell’anno scorso è seguita ad un periodo estremamente prospero, che ha visto la Lega prodursi in una crescita elettorale di durata decennale: dal 3,9 delle politiche del 2001 ad oltre il 12% delle regionali 2010, senza interruzioni sia che essa stesse al governo sia che stesse all’opposizione. Solo alle amministrative del 2011 si è registrato il primo, evidente, arresto, e fu proprio quella tornata di elezioni locali a paralizzare il governo Berlusconi, avviandolo verso la catastrofe.

L’elettorato leghista è sempre stato molto coerente con se stesso: sino a che l’alleanza con Berlusconi sembrava in grado di dare frutti, seppur lentamente e con il contagocce, essa è stata tollerata. Quando le gocce hanno cessato di scendere, l’elettorato ha reagito prontamente, astenendosi in misura molto rilevante, e mostrandosi favorevole ad una linea politica autonoma dal centrodestra. Bossi è riuscito a resistere alla tentazione di mollare Berlusconi per evitare di prendersi la responsabilità di farlo cadere, e gli è bastato aspettare sei mesi perché il governo cadesse altrimenti. Contrariamente rispetto al suo alleato berlusconiano, il ritorno all’opposizione è stato un vero e proprio toccasana: i leghisti sono rapidamente tornati sopra il 10% secondo tutte le rilevazioni sondaggistiche. Nonostante questo, il partito era spaccato a metà: con la truppa maroniana in subbuglio contro il cosiddetto “cerchio magico”, accusato di manovrare occultamente Bossi. Le tensioni apertamente scissionistiche parevano solo rimandate, non certo sopite, dal ritorno all’opposizione.

La svolta, inaspettata, è avvenuta tramite le inchieste giudiziarie della primavera del 2012, che hanno letteralmente sbriciolato tutto il consenso accumulato dal Carroccio nel corso dei 10 anni precedenti. Il momento di estrema difficoltà è stato però utilizzato da Maroni per attuare un colpo di mano da anni desiderato. Brandendo la ramazza contro il “cerchio magico” e accusandolo di essersi lasciato “romanizzare”, Bobo, in occasione del tanto atteso Congresso del giugno scorso, è riuscito nell’impresa di spazzare via l’intero entourage bossiano, spacciando un semplice ricambio di classe dirigente per un vera e propria operazione di “pulizia etica”. Per non esagerare, e per evitare una scissione che altrimenti sarebbe stata inevitabile, ha scelto di salvare l’immagine del vecchio leader, ma si è al contempo adoperato con tutte le sue forze per isolarlo in una posizione di mera rappresentanza. In questo modo è riuscito contemporaneamente ad evitare la scissione, a cannibalizzare il partito e a spacciarsi come leghista puro ed integerrimo agli occhi della base. L’operazione politica è stata veramente notevole, ed anche l’impegno profuso nel tentativo di cambiare l’immagine del partito, per renderlo allettante anche alle classi moderate e borghesi, è stato significativo. Dopo la batosta delle amministrative del 2012, inevitabile e sostanzialmente messa già in preventivo, i sondaggi hanno visto un progressivo e costante ritorno alla crescita.

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