Ingroia chiude la campagna elettorale attaccando Monti e Grillo

Pubblicato il 22 Febbraio 2013 alle 19:04 Autore: Redazione
Antonio Ingroia

Rivoluzione civile è, insieme a Fermare il declino e Lista Civica di Monti, alla prima tornata elettorale. Il partito nasce il 17 dicembre 2012 grazie all’iniziativa del pm Antonio Ingroia, al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris e al sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Il partito si rifà al movimento arancione che portò al trionfo il sindaco di Milano Giuliano Pisapia nel 2011. Rivoluzione Civile ha provato a stringere un’alleanza con il Partito Democratico ma la trattativa è fallita a causa di alcune divergenze d’opinione su questioni inerenti al programma economico da presentare all’elettorato. A Rivoluzione Civile hanno aderito l’Italia dei Valori e altri partiti della sinistra radicale come i Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista.

Il candidato premier di Rivoluzione Civile Ingroia è stato uno dei protagonisti di questa campagna elettorale. Ha cercato di intavolare degli accordi elettorali prima con Bersani e il Pd e poi con il Movimento 5 Stelle di Grillo. Da entrambi però ha ricevuto un netto rifiuto. Il manifesto programmatico di Rivoluzione civile include numerose proposte di riforma. Parte del programma è incentrato sulla riforma della Giustizia e su quella del lavoro. Conflitto d’interessi, corruzione, legge sul falso in bilancio e riforma dell’Articolo 18 e delle pensioni sono alcuni dei temi più importanti toccati da Rivoluzioni Civile.  Il partito guidato da Ingroia è riuscito a raccogliere consensi soprattutto da quella parte dell’elettorato delusa dalle politiche di Sel, troppo vicine a quelle del Pd. Rivoluzione Civile però non è stata in grado però di attirare parte di quell’elettorato arancione che nel 2011 fu uno dei capisaldi che portò il centrosinistra a vincere in molti Comuni italiani.

Antonio Ingroia

Antonio Ingroia ha concluso la sua campagna elettorale attaccando Grillo e Monti. “Grillo è un’idrovora che risucchia tutto. Il suo successo è il fallimento della democrazia. Più che un programma recita un copione. La sua è un’operazione di marketing fra mondo dello spettacolo e politica”. Per questo “intercetta la stanchezza verso la politica e per farlo usa l’arma della politica spettacolo. La platea degli elettori sono spettatori che non pagano il biglietto e che votano un uomo di spettacolo, che, unico tra i suoi, non metterà piede in Parlamento”. Monti invece “Mario Monti è politicamente più pericoloso di Silvio Berlusconi perché propaganda le stesse cose, ma lo fa con più credibilità”.

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