I protagonisti del post elezioni

Pubblicato il 14 Marzo 2013 alle 11:55 Autore: RockEconomics

Dati i risultati quantomeno incerti, per non dire disastrosi, delle ultime elezioni politiche, ho preferito attendere un po’ di tempo per esprimere qualche commento, confidando ottimisticamente in qualche sorpresa. Purtroppo sono rimasto deluso.

Per dovere di cronaca, riporto sinteticamente qui di seguito i risultati pervenuti lunedì 25 febbraio:

risultati

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Ogni protagonista di queste elezioni ha quindi in mano circa un terzo del Parlamento, salvo la Lista Monti, che supera a stento le soglie di sbarramento sia per la Camera che per il Senato. Il gioco si riduce sostanzialmente a tre player: Bersani, l’inaffondabile Berlusconi, e Grillo.

Passate due settimane dai risultati elettorali, siamo ancora in stallo senza Governo (anche senza Capo della Polizia e fino a mercoledì anche senza Papa, uno scenario decisamente Punk), in una situazione che Crozza ha definito con cinematografica precisione “un mexican standoff“. Chi punta la pistola alla testa di chi? E soprattutto, quante pistole sono puntate alla nostra testa?

mexican standoff

–        Bersani: Sebbene possieda la maggioranza relativa dei voti e quindi abbia tecnicamente “vinto”, Bersani è il grande sconfitto di questa tornata elettorale. Complice una campagna elettorale non del tutto indovinata (“smacchiare il giaguaro”?), e, c’è chi dice, il fatto che alle Primarie non ha vinto Renzi. Riguardo Renzi, è anche vero che siamo come al solito dei grandi campioni del senno di poi: il fatto che Bersani sia stato candidato Premier è un’espressione della democrazia, e se vogliamo, della qualità della democrazia che l’Italia possiede. Girano già alcune indiscrezioni secondo cui Napolitano stia telefonicamente sondando Renzi per la creazione di un Governo (http://www.linkiesta.it/node/32378#ixzz2N3lgrmaK). Sono solo indiscrezioni, ma qualora fosse vero, sarei curioso di vederne l’esito. Riuscisse Renzi a mettere in piedi qualcosa di sufficientemente stabile, ottenendo quindi una fiducia abbastanza diffusa, mi chiederei dove si erano nascosti tutti questi sostenitori di Renzi alle Primarie del 25 novembre scorso.
Volevo parlare di Bersani, e sono finito a parlare di Renzi: anche questo ironicamente potrebbe essere indicativo. Il fatto è che, a mio avviso, eravamo tutti quanti così sicuri di un prossimo governo Monti-PD che i vertici stessi del PD si sono seduti sugli allori, scossi dalla improvvisa ricomparsa di Berlusconi ma subito riovattatisi dietro un rassicurante “tanto gli Italiani non lo rivoterebbero mai, non dopo quello che è successo negli ultimi mesi del suo Governo, nel 2011”. A seguire, interventi sulla difensiva: smentite delle sparate di Berlusconi, smentite dei proclami di Grillo, che ai fatti non hanno nè indebolito loro, nè rafforzato il PD. I risultati di questa strategia sono poco sopra, nella tabella.

 

–        Berlusconi: inaffondabile protagonista della Seconda Repubblica, dove è riuscito a orientare su sè stesso l’intero asse politico/ideologico, facendo nascere il partito ad personam (Forza Italia, il PDL, ma anche l’Italia dei Valori, che sebbene sia stato ad Dipietrum sulla superficie, nei fatti ha sempre continuato a ruotare attorno a Berlusconi) e scompaginando le categorie tradizionali di destra e sinistra. Come esempio valga su tutti il garantismo: prima tradizionalmente appannaggio della sinistra e  associato ora alla destra (pidiellina), nei fatti si continua a conciliarsi malissimo quando la fattispecie non riguarda Berlusconi – immaginate le reazioni garantiste di un leghista quando un immigrato risulta delinquere per la sua condizione di clandestino? Non ci riesco nemmeno io.
L’attrazione gravitazionale del Cavaliere è così grande che ha conquistato il 30% dei voti, di fatto allungando dolorosamente il periodo di transizione verso una Terza Repubblica che si fa sempre più lontana. Sondaggisti, politici, analisti, gente comune, chiunque (meno che i suoi elettori) si sono chiesti come è stato possibile che nonostante tutto ciò per cui si sono sprecati litri di inchiostro, un terzo dei votanti abbia continuato a scegliere lui. Mentre certi ambienti di certa sinistra hanno preferito continuare con l’approccio classico e stagionato (“l’elettorato è stupido/non ci ha capito”), io ho preferito il dialogo, e ho recentemente discusso con alcuni amici che mi hanno presentato uno scenario differente.

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