La situazione politica è una sfida hold’em

Pubblicato il 18 Marzo 2013 alle 15:41 Autore: Dario Cafiero

La metafora del poker, utilizzata più volte in passato con riferimenti politici (tra i primi ad utilizzarla, riferendosi a se stesso, Bettino Craxi), si adatta come un guanto alla situazione politica e partitica del 2013 in Italia.

Da inizio gennaio abbiamo un tavolo con sei giocatori, che renderemo “pokeristici”: Gianny, istrionico habituè dei tavoli americani (o almeno questo è quello che lui dice); Totò “Pennichella”, siculo con una lunga esperienza sui tavoli della terra natia (ed una fugace apparizione in quelli della Guatemala); Silvio “Faccia di bronzo”, che da vent’anni imperversa nei casinò di tutta Italia; Beppe “All-in”, outsider in ascesa noto per puntare sempre tutto il suo stack; Mario “Empaty”, freddo calcolatore che però va in tilt quando gli parte la vena, ed il “Ragasso Pigi”, che può contare su un ottimo stack ma su dei non sempre validi collaboratori.

Dopo le prime mani Gianny e Totò Pennichella sono fuori: il primo bluffa troppo e viene mandato fuori dagli stessi amici che ritirano la sua quota d’iscrizione, il secondo si addormenta al tavolo ed improvvisamente gli scompaiono davanti tutte le chip accumulate fino a quel momento. Sugli spalti vanno a fare compagnia a Pierferdy e Gianfranco “Black & white”, eliminati nelle fasi precedenti da Mario “Empaty”.

Ma, proprio Mario “Empaty”, cerca di inseguire Silvio “Faccia di bronzo” in alcune mani, copiando le strategie di bluff, ma ne esce sempre con le ossa rotte. Il “Ragasso Pigi” invece continua a perdere bui in continuazione a scapito di Beppe “All-in” che mettendo sempre sul tavolo l’intero stack lo aumenta a dismisura, dato che i suoi avversari non vanno mai a vedere le sue carte. Nella mano del 25 febbraio in tre si ritrovano con quasi lo steso numero di chip, mentre Mario “Empaty” le dimezza di colpo, forse perché durante le mani decisive si lascia distrarre dal cane che gli si strofina sotto il tavolo.

Dopo il 25 febbraio però la situazione cambia. Silvio “Faccia di bronzo”, fino a quel momento uno dei più attivi, inizia a foldare mani su mani mentre Mario “Empaty”, con uno stack quasi ridotto all’osso, inizia a puntare a casaccio, facendo all-in in mani in cui aveva precedentemente già foldato. I due più forti al tavolo sono il “Ragasso Pigi” e Beppe “All-in”. Il “Ragasso Pigi”, stufo dei continui all-in dell’avversario, fa due gran colpi di fila dopo le continue batoste: nelle mani di Camera e Senato strappa, per la prima volta dopo una lunga sequenza di mani, chip a Beppe “All-in” e rinsalda, provvisoriamente, la sua posizione di chip-leader. Beppe è per il momento spiazzato, ma sa che la mano finale sarà certamente un’altra: quella per la Presidenza del Consiglio. Ah, mi sono dimenticato di dirvi il montepremi: 2.022 miliardi di euro. Di debito, ovviamente.

L'autore: Dario Cafiero

Laureato in Comunicazione politica all'Università di Firenze con una tesi sul linguaggio politico di Mario Monti prima delle elezioni politiche del 2013. Collabora con l'Unità e al Corriere Nazionale, ed alla campagna elettorale regionale 2010 per il candidato di centrosinistra. Dal 2011 all'ufficio stampa della giunta provinciale di Firenze. Appasionato di politica e giornalismo, ultimamente scopre (dal divano) il fantastico mondo del basket
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