L’Islanda al voto, il congresso dei laburisti norvegesi, la Finlandia tra voti di fiducia e euroscetticismo

Pubblicato il 25 Aprile 2013 alle 10:41 Autore: Antonio Scafati

Ci siamo, l’Islanda è pronta al voto di questo fine settimana. Il parlamento del paese verrà rinnovato e stando ai sondaggi gli equilibri politici sono destinati a cambiare profondamente. Se le previsioni troveranno conferma nelle urne, il centrodestra tornerà a guidare il paese e l’attuale governo di centrosinistra finirà per essere pesantemente ridimensionato.

Negli ultimi giorni sembra essersi riacceso il testa a testa tra il Partito dell’Indipendenza (di nuovo in crescita, al 27,5%) e il Partito progressista (che sta perdendo qualcosa e scivola al 25,5): una battaglia tutta interna ai conservatori, questa, che servirà a calibrare i rapporti di forza nel prossimo governo. Un buon risultato lo potrebbe ottenere il Partito dei Pirati (nel quale è confluito ufficialmente il Miglior Partito del sindaco di Reykjavík Jón Gnarr) che secondo un sondaggio della MMR si attesterebbe sul 7%. I laburisti della premier Jóhanna Sigurðardóttir (che non guida i suoi in questa tornata elettorale avendo annunciato da tempo il suo ritiro dalla vita politica) sono al 13,5.

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L’Islanda è ormai arrivata al giorno del voto, la Norvegia corre spedita verso le urne. A Oslo si vota a settembre, la campagna elettorale è già partita e in questi giorni i protagonisti sono stati i socialdemocratici. Il partito dell’attuale primo ministro Jens Stoltenberg si è riunito per il congresso annuale: un appuntamento che è servito a serrare le fila, armarsi di coraggio (i sondaggi annunciano una sconfitta) e prendere qualche posizione. Tutto seguendo il consueto copione. Primo, rivendicare i risultati ottenuti: surplus nel bilancio statale, disoccupazione bassissima, utilizzo accorto dei proventi petroliferi, crescita economica. Secondo, gli obiettivi: creare posti di lavoro, infrastrutture e benessere per tutti i cittadini. Terzo, gli attacchi agli avversari: se il centrodestra dovesse andare al governo, per Stoltenberg l’economia norvegese sarebbe in pericolo e ci sarà più ingiustizia sociale, visto che il Partito del Progresso avvierebbe privatizzazioni su larga scala in campo sanitario e distruggerebbe lo stato sociale.

Quarto, alzare la testa: è possibile vincere nonostante i numeri diffusi dai sondaggi? Si, ha dichiarato Stoltenberg, è possibile: non bisogna avere paura. In fondo, le decisioni per il futuro: il partito ha dato il via libera alle esplorazioni petrolifere nelle acque degli arcipelaghi Lofoten e Vesterålen. Un tema molto caldo in Norvegia, sul quale i laburisti fino a poche settimane fa avevano sempre evitato di prendere posizione nette. La linea di Stoltenberg è passata anche se nel partito s’è registrata una spaccatura piuttosto evidente. Via libera dunque a uno studio approfondito sui vantaggi e gli svantaggi, ma ogni decisione operativa verrà presa solo 2015. Questo non sminuisce però il peso politico della decisione, e infatti Audun Lysbakken, leader del Partito della Sinistra Socialista che fa parte del governo, non ha perso tempo per commentare: “Noi e i laburisti abbiamo posizioni molto diverse su questo tema, è un aspetto di cui gli elettori terranno conto”.

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L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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