Se il Pd riparte dal … Four Seasons

Pubblicato il 7 Maggio 2013 alle 17:31 Autore: Dario Cafiero

I gesti sono sempre più importanti, soprattutto in questo periodo storico. Ormai la prima impressione – di cui Wilde sottolineava già oltre 100 anni fa il ruolo cruciale (“Non c’è mai una seconda occasione per fare una buona impressione la prima volta”) – o il primo gesto, segna l’inizio del cammino empatico tra una persona e – nel caso della politica – un politico o un partito.

Ecco allora che il luogo del primo incontro tra l’ex ministro alla Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, ed il Godot aspettato da molti (ma bloccato da altrettanti), Matteo Renzi diventa un posto simbolico. Il primo contatto tra i due aspiranti leader del Partito Democratico è stato infatti al Four Seasons di Firenze, in una commistione di pause (quella del tour toscano dell’ex ministro, quella più lunga dell’assalto a Roma per il sindaco part-time gigliato).

Dopo una campagna elettorale basata sulla simbologia (linguistica e non solo) del giaguaro – animale che probabilmente non tutti conoscono e la cui retorica ha ingabbiato lo stesso centrosinistra in un reticolo in cui la comunicazione è stata rivolta esclusivamente ai propri elettori – ora il luogo (simbolico, ripeto) della ripartenza dalle macerie del Pd è un albergo di lusso, che – come si legge sul sito – è “un incantevole angolo nel cuore di Firenze dove un Palazzo e un ex Conventino, ricchi di espressioni d’arte rinascimentale, sono immersi in un parco secolare privato”.

Hotel-Four-Seasons-Firenze

Insomma, un posto che pare molto poco adatto ad ospitare una rinascita o una ripartenza; ma sicuramente molto più adatto a discussioni più “soft”. “Vado dove mi invitano” pare giustificarsi Barca, mentre da parte dell’invitante e padrone di casa non trapela niente, in una ragnatela di comunicazioni che pare tessersi e disfarsi a seconda del momento politico più o meno propizio.

Ma quella del Four Seasons, sia per Renzi che per Barca, è un autogoal simbolico, perché legare l’inizio di questo nuovo ‘contatto’ tra i due aspiranti leader ad un luogo così – proprio per l’importanza dei gesti – è un segnale di distacco, quasi elitario, nei confronti delle preoccupazioni non solo dell’ormai stanca base, ma anche nei confronti di chi – magari – un minimo di speranza la vede ancora. Perché “sorseggiare un caffè espresso all’ombra di alberi maestosi, crogiolarvi al sole in piscina e scoprire i piacevoli segreti della spa” non sembra proprio il posto ideale da dove far ripartire il Partito Democratico nel prossimo futuro.

L'autore: Dario Cafiero

Laureato in Comunicazione politica all'Università di Firenze con una tesi sul linguaggio politico di Mario Monti prima delle elezioni politiche del 2013. Collabora con l'Unità e al Corriere Nazionale, ed alla campagna elettorale regionale 2010 per il candidato di centrosinistra. Dal 2011 all'ufficio stampa della giunta provinciale di Firenze. Appasionato di politica e giornalismo, ultimamente scopre (dal divano) il fantastico mondo del basket
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