Grillo contro i partiti “Il governo è una metafora”

Pubblicato il 17 Maggio 2013 alle 16:48 Autore: Redazione

“Il Pdl è solo Berlusconi, il Pd non si sa cosa sia. Si proteggono l’un l’altro: Berlusconi non va in galera , perchè dovrebbe andare in galera e nel Pd non si fanno indagini sulle banche, su Unipol e MpS, i più grandi scandali finanziari degli ultimi 50 anni. Questo non è un governo, è una metafora“. A dirlo è stato il leader dei Cinque Stelle Beppe Grillo in un’intervista all’emittente statunitense Cnbc International.

Il comico ha ribadito che i partiti in Italia “sono finiti” al massimo “spariranno fra 4 mesi”. Per Grillo il Pd è spacciato e alla prossima tornata elettorale la sfida sarà tra il suo Movimento e Silvio Berlusconi. “Anche gli italiani devono capire che bisogna fare un passaggio oltre Berlusconi. E’ una pubblicità televisiva, quasi un ologramma; A volte penso che non c’è neanche, Berlusconi. Vai lì per toccarlo e scopri che non c’è più. E’ una promessa, un marketing, un advertising, una pubblicità. Non c’è più niente, questo paese bisogna rifarlo dalle radici. Non abbiamo più nulla, solo giovani che devono andarsene e sono già un milione e mezzo”.

“Noi – aggiunge Grillo – siamo la nuova protezione civile. A ottobre saremo noi e Berlusconi. Siamo noi il contrasto dello psiconano, noi abbiamo già preparato la legge per la sua incandidabilità. Io non c’è l’ho con queste persone, ma hanno 80 anni, non si può pensare di andare avanti con questa mentalità “

Per Grillo il governo Letta “è una metafora”. “Abbiamo ministro dell’economia un banchiere. Confondono ancora l’economia con la finanza. Io ho parlato con gli operai della Fincantieri che fa navi. Non c’è lo Stato. Una cosa così dovrebbe essere di interesse pubblico” e invece “chiudiamo cantieri meravigliosi e storici”.

Infine il comico se la prende con le agenzie di rating colpevoli di manovrare il governo in Italia: “Obama ha denunciato le società di rating e noi le abbiamo messe al governo. Noi non contiamo nulla qua, non succede nulla che i grandi poteri finanziari non decidono. Decidono loro, la Banca centrale, non proprio Draghi, e poi JPMorgan e le grandi aziende di rating che declassano. Di Mario Draghi, governatore di Bce, dice che è “una brava persona”, per poi chiedere: “Ma quando non aumenta o diminuisce i tassi cosa fa?”.

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