Pd e Pdl all’attacco: “Finanziamento ai partiti deve restare, c’è in gioco la democrazia”

Pubblicato il 22 Luglio 2013 alle 11:53 Autore: Alessandro Genovesi

Pd e Pdl all’attacco: “Il finanziamento ai partiti deve restare, c’è in gioco la democrazia”

Le larghe intese, a dispetto di quanto possa apparire in questi giorni convulsi, trovano nuovo terreno fertile. Quello dei soldi ai partiti. È di oggi infatti la notizia di un fronte comune tra Maurizio Bianconi, tesoriere Pdl, e Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds e senatore dem, contro il ddl che abolisce i rimborsi elettorali ai partiti, approvato a fine maggio dal Consiglio dei Ministri.

A sentire Bianconi, pare che il disegno di legge in questione sia l’anticamera di un regime: “Io non ho paura per me. Ho paura per la democrazia. Perché questa è una legge sbagliata, ipocrita, piena di sciocchezze. Da una parte c’è l’opinione pubblica che, più che togliere i soldi ai partiti, vuole ammazzare tutti i politici. Ci vuole tutti morti, impiccati. Fosse per loro chiuderebbero Camera e Senato e farebbero migliaia di piazzale Loreto. Mica li plachi togliendoci qualche soldo. Dall’altra, una legge come questa ci fa finire dritti nelle mani di poteri ben interessati: tecnocrati e poteri economici che vogliono indebolire una classe politica annichilita e paralizzata dalla paura. Purtroppo siamo rimasti solo io e Peppone a pensarla così”.

Peppone, vuoi per il passato comunista, vuoi per i baffoni, è ovviamente l’altrettanto combattivo Sposetti. Il quale, recentemente, se n’è uscito con un sobrio “Letta non vuole abolire il finanziamento pubblico. Vuole abolire i partiti ”, e ha rincarato la dose aggiungendo che “in nome dei ladri, in nome di messaggi semplicistici dell’antipolitica, non si possono mettere in pericolo le basi di una democrazia di stampo europeo. Su questo tema considero questo un governo demagogico e populista che cavalca gli istinti più bassi”.

sposetti

Bianconi e Sposetti non sono però gli ultimi mohicani del finanziamento pubblico. In loro soccorso, infatti, sopraggiunge il tesoriere di Sel Sergio Boccadutri: “Questa è una legge che ci mette fuori dall’Europa. Noi siamo favorevoli al finanziamento: c’è un cedimento culturale a un modello che, in assenza di leggi che regolino il conflitto d’interessi e le lobby, rischia di essere pericoloso”. A Boccadutri, tra l’altro, non piace il meccanismo del 2 per mille su base volontaria: “È fastidioso, dato che alla fine è lo Stato che ci mette dei soldi, quelli incamerati di meno dalle tasse. Soldi donati non sulla base del consenso ma del censo”.qqqHJJ

Sullo sfondo è innegabile non vedere anche il problema più grande che si porrebbe per Pd e Pdl nel caso il ddl venisse approvato: quello dei dipendenti. Entrambi i partiti, infatti, contano circa 200 dipendenti ciascuno, persone normali, con mutui e figli a carico, che nella maggior parte dei casi percepiscono stipendi medi e del tutto sganciati dai costi della “casta”.  Proprio per ovviare a questo inconveniente e rendere meno brusco il passaggio al nuovo regime, che in ogni caso sarebbe graduale, è stato proposto un emendamento che estende la Cassa integrazione anche a coloro che svolgono un’attività lavorativa dipendente presso un partito politico.

Il momento della verità sarà il 26 luglio, giorno in cui il provvedimento arriverà alle Camere. Sposetti ha già assicurato: “Farò proseliti per bloccare una legge che è una violenza alla democrazia”. Letta ha ribattuto che, se così sarà, “il governo procederà per decreto”.

INTERVENTO DI ENRICO LETTA

Enrico Letta su Twitter: “Non faremo passi indietro sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Il ddl che abbiamo presentato è una buona riforma. Perché bloccarlo?”.

INTERVENTO DI DANIELA SANTANCHE’

Daniela Santanchè: “Non facciamo scherzi sul finanziamento pubblico ai partiti, punto qualificante del programma elettorale del Pdl”. La deputata del Pdl aggiunge: “ognuno cammini con le proprie gambe. In questo momento di profonda crisi economica, considerando come tirano la cinghia gli italiani, essi non capirebbero se noi non facessimo anche noi uguale a loro”.

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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