Benvenuti alla laguna di Nora

Pubblicato il 6 Agosto 2013 alle 14:43 Autore: Francesca Garrisi

Benvenuti alla laguna di Nora “Conoscere l’ambiente con l’intelligenza, con il cuore, con le mani”.

Nell’immaginario di un italiano, il concetto di laguna evoca, sostanzialmente,  Piazza San Marco, le gondole e il Carnevale. In una parola, Venezia. Invece, nel nostro Paese c’è almeno un’altra laguna tutta da scoprire: la laguna di Nora, una località nel sud della Sardegna, vicino Pula (provincia di Cagliari).

La laguna copre un’area complessiva di circa 55 ettari; la penisola naturale di Fradis Minoris e un lungo argine artificiale separano lo specchio d’acqua principale dal mare. L’ecosistema è caratterizzato da una rigogliosa vegetazione a macchia mediterranea e dalla flora tipica delle zone umide salmastre. La laguna è inoltre rifugio di anatre, aironi, garzette, martin pescatore e diverse varietà di gabbiani, tra cui il gabbiano corso, incluso come specie a rischio di estinzione in varie convenzioni internazionali e nazionali (Nora ospita la colonia di gabbiani corsi più numerosa in Italia); in acqua vivono invece spigole, anguille, saraghi, orate e muggini.

Qui nel 1985 è nata la Cooperativa Ittica Nora (1), grazie ad alcuni operatori della gestione lagunare, periti agrari e biologi. L’ impegno profuso dal gruppo per valorizzare e preservare la specificità dell’area è stato costante; inizialmente l’attività principale era la pesca, praticata con metodi tradizionali per non alterare l’ecosistema o pregiudicare le risorse peculiari dell’area. Con il passare degli anni, forte dell’esperienza maturata, la cooperativa ha tracciato un modello di sviluppo assolutamente inedito, la cui parola d’ordine è compatibilità. Così, sono nati il Centro di educazione ambientale e il Centro Recupero Cetacei e Tartarughe marine.

Chi visita l’area, ha la possibilità d’immergersi in una passeggiata scandita dai colori e dai profumi del lentisco, del ginepro, dell’asparago selvatico e del finocchio marino. E nel rispetto della natura e dei suoi “abitanti”, svolgere il birdwatching  (l’osservazione degli uccelli, del volo e delle abitudini peculiari di ciascuna specie).

La cooperativa organizza inoltre molteplici laboratori; i temi affrontati sono diversi (dal problema dell’impatto dei rifiuti allo studio dell’ecosistema marino e della rete alimentare che lo caratterizza), ma il filo conduttore è uno solo: costruire un sentimento di responsabilità diffuso nei confronti dell’ambiente.

Presso la laguna di Nora si possono inoltre gustare piatti preparati dallo chef Manuele Senis rispettando la biodiversità marina. Il menù offerto varia infatti “secondo i prodotti della pesca sbarcati dalla piccola flotta peschereccia locale. Le specie neglette sono le nostre preferite: palamite, sgombri, muggini”. Perché “l’ittiturismo Fradis Minoris è animato dall’idea che si può essere felici degustando dell’ottimo pesce fresco non contribuendo in nessun modo al depauperamento dei nostri mari”.

Un’esperienza, quella portata avanti dalla cooperativa sarda, che può aiutare l’opinione pubblicare a superare una certa concezione antropocentrica, secondo cui le risorse naturali esistono esclusivamente in virtù del fatto che devono soddisfare i bisogni umani. Rovesciando la prospettiva, potremo finalmente capire che l’ambiente è qualcosa di prezioso ma fragile che ci è stato concesso in uso, prestato in base a un patto tacito con cui ci impegniamo a consegnarlo alle generazioni future nelle migliori condizioni possibili.

di Francesca Garrisi

 

 

 

(1)       http://www.lagunadinora.it/

L'autore: Francesca Garrisi

31 anni, una laurea in Scienze della Comunicazione e poi un master in comunicazione d’impresa e comunicazione pubblica. Ha collaborato con l’Osservatorio di Comunicazione Politica dell’Università del Salento, e come stagista con il settore Comunicazione Istituzionale della Regione Puglia. Ha scritto per l’mPAZiente, bimestrale d’inchiesta salentino, e a oggi collabora con Termometro Politico e il settimanale salentino Extra Magazine. Un po’ Monty Python un po’ Cuore Selvaggio, è innamorata della lingua tedesca, che ritiene ingiustamente sottovalutata e bistrattata
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