Se l’Inps paga pensioni da 91mila euro…

Pubblicato il 8 Agosto 2013 alle 11:49 Autore: Gabriele Maestri
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“Se potessi avere mille lire al mese…” è il noto refrain di una canzoncina di Gilberto Mazzi della fine degli anni ’30; Daniele Silvestri nel 2002 lo riaggiornò in “mille euro”, ma qualcuno forse non sarebbe disposto a scendere sotto i 91mila euro. E non si parla di stipendi, ma di pensioni.

Il dato è emerso dopo che, per rispondere a un’interrogazione della deputata Pdl Deborah Bergamini, il sottosegretario al Welfare Carlo Dell’Aringa ha snocciolato un po’ di numeri legati alle cosiddette “pensioni d’oro”: molti sono semplicemente da capogiro (non per i beneficiari, ovviamente).

Deborah Bergamini e Carlo Dell'Aringa

Deborah Bergamini e Carlo Dell’Aringa

La notizia non è davvero nuova, ma lascia l’amaro in bocca, specie dopo che si è saputo, non più tardi di cinque giorni fa, che i pensionati che non arrivano ai famosi mille euro sono quasi sette milioni e mezzo. Questi si vedono erogare dall’Inps una somma almeno cento volte inferiore rispetto al primo della lista.

Il top scorerMauro Sentinelli, colui che inventò le schede ricaricabili per Tim, riceve infatti l’astronomica somma di 91.337,18 euro mensili (3mila euro al giorno, spicciolo più, spicciolo meno). Cifre lorde, per carità, ma difficilmente Sentinelli se ne lamenterà, considerando anche i gettoni che riceve per la sua presenza nei consigli di amministrazione di Telecom e Enertel Servizi Srl (lo presiede).

Tra il primo e il secondo della lista (il cui nome non è noto) c’è un salto notevole, ma probabilmente il fortunato non sarà insoddisfatto dei suoi 66.436,88 euro mensili. Anche ad andare al decimo posto, non si scende sotto i 40mila euro, sempre mensili e sempre lordi, legati a nomi di ex manager di imprese, banche o società finanziarie (curiosità, quasi sicuramente tutti maschi, senza alcuna presenza femminile).

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L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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