Vertici del Pd a pranzo da Napolitano

Pubblicato il 10 Agosto 2013 alle 12:28 Autore: Gabriele Maestri

Dopo il Pdl, ieri è toccato al Pd. Continuano gli incontri del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con le forze politiche che sostengono il governo.

La notizia si è appresa ieri nel tardo pomeriggio. L’incontro è avvenuto a pranzo al Quirinale (o, meglio, nella tenuta di Castel Porziano) e hanno partecipato il segretario del partito Guglielmo Epifani, i capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza e la senatrice Anna Finocchiaro.

A tavola non si sarebbe parlato delle conseguenze della condanna definitiva di Silvio Berlusconi: lo affermano fonti del Pd (“Ma la posizione della segreteria è chiara”) e lo confermano sostanzialmente dal Colle, anche se non si riesce a sapere nulla di più preciso.

giorgio napolitano quirinale

Anzi, fonti del Quirinale, trincerandosi dietro la consueta formula “prospettive della ripresa dei lavori parlamentari e sviluppi dell’azione di governo“, invitano a non avventurarsi in “interpretazioni infondate e commenti intempestivi” che rischiano di intrudere “in una fase di esame e riflessione che richiede il massimo di ponderazione e serenità”. Tradotto: la situazione è delicata, lasciate lavorare Napolitano e non rovinate tutto.

Di materiale per la discussione con Pdl e Pd, inevitabilmente, ce n’era parecchio: a partire, ad esempio, da temi caldi come l’eventuale abolizione dell’Imu, che sta provocando più di una fibrillazione nella compagine governativa, cosa che non può non impensierire il Presidente della Repubblica.

guglielmo epifani niente sconti a berlusconi

I progetti sul tavolo, ovviamente, sono molti altri, comprese le riforme istituzionali (con la “commissione dei saggi” che continua il suo lavoro), una delle quali sembra particolarmente urgente: la legge elettorale. Proprio il Pd è riuscito ad ottenere, anche grazie al sostegno di parlamentari di altre forze politiche, la procedura d’urgenza in Parlamento, conquistando l’apprezzamento di Palazzo Chigi e di Napolitano.

Come poi si voglia superare il Porcellum, se con una semplice leggina che cancelli la riforma del 2005 e riporti in vita il Mattarellum di dodici anni prima (come avrebbero voluto i tanti cittadini che avevano firmato le proposte referendarie del comitato Morrone-Parisi-Castagnetti, poi bocciate dalla Corte costituzionale) o escogitando un’altra soluzione, come il doppio turno di coalizione proposto in questi giorni da Stefano Ceccanti (e da Luciano Violante) è presto per dirlo.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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