Il governo rischia. Anzi no. Forse

Pubblicato il 17 Agosto 2013 alle 12:07 Autore: Gabriele Maestri

Dichiarazioni ufficiali non ce ne sono, a spulciare a dovere le notizie, ma quando tutti i giornalisti politici (retroscenisti e non) scrivono che sulla questione dell’agibilità politica di Silvio Berlusconi il governo Letta rischia, qualcosa di concreto ci dev’essere.

C’è chi parla di ultimatum, chi di condizioni, chi addirittura di ricatto. Dal momento in cui Giorgio Napolitano ha reso pubblica la sua nota sulla vicenda Berlusconi (in particolare sulla possibilità di concedergli la grazia), l’ex Presidente del Consiglio non ha rilasciato alcuna dichiarazione, ma i coloristi politici tracciano in modo unanime il ritratto di un uomo altalenante tra l’amarezza, il dolore e la rabbia.

A parte i commenti accomodanti delle prime ore, che volevano vedere a tutti i costi nel messaggio del Quirinale degli spazi per evitare l’espulsione del Cavaliere dalla vita politica, l’atmosfera che ora si respira è molto più pesante, come se una via d’uscita non ci fosse nemmeno a cercarla. Se non, beninteso, with a little help from my friends. Che, in questo caso, sarebbero tecnicamente opponents, gli avversari.

Daniele Capezzone

Soluzione politica, il governo non è blindato

Aveva aperto le danze ieri il coordinatore dei dipartimenti Pdl Daniele Capezzone: “Quando si parla di ‘agibilità’ politica per Silvio Berlusconi, non si affronta tanto e solo il problema di un singolo individuo, ma il diritto alla piena rappresentanza politico-istituzionale dei milioni di elettori che lo hanno democraticamente scelto. Esistono percorsi e strumenti, chiaramente indicati dalla Costituzione e dal buon senso, che possono consentire di evitare un vulnus gravissimo ai danni di milioni di cittadini-elettori. La questione è politica, e serve una soluzione politica”.

Capezzone volutamente non precisa la soluzione che vorrebbe, ma risulta chiaro che gli unici a poterla dare sarebbero i parlamentari del Pd, ad esempio non votando in Giunta e in Senato la decadenza di Berlusconi dal mandato. Se ciò non avvenisse, potrebbero esserci conseguenze: lo ha fatto intendere un altro berlusconiano di ferro (sia pure inquadrato come “colomba”), Gaetano Quagliariello, in una sua intervista all’Ansa.

pdl ministro gaetano quagliariello

Gaetano Quagliariello

“Non credo bastino le parole di Napolitano a ‘blindare’ l’esecutivo – ha detto -. Il presidente sta dando un contributo importante e apprezzato ma il governo non può che poggiarsi sulle proprie gambe, deve esso stesso garantire la propria durata”. Quanto all’arrivo fino al 2015, “è tutto da conquistare e innanzitutto devono essere in grado di conquistarlo coloro i quali sono al governo, anche nel dialogo con i loro partiti. Morale, se il Pd votasse davvero per la decadenza di Berlusconi o non mettesse in campo altri strumenti (essenzialmente normativi) per garantirne l’agibilità politica, il governo potrebbe vedere il 2015 solo col binocolo.

E se Renato Brunetta, ancora ieri sera, diceva che “una crisi di governo sarebbe da irresponsabili”, ma segnalava l’esigenza di una “soluzione giusta” per Berlusconi, oggi il vicetesoriere del Pdl Maurizio Bianconi è molto meno accomodante: “La nota di Napolitano era ostile e insidiosa, e che in molte parti fa anche a pugni con la Costituzione. Non faremo cadere il governo, ma la nostra pazienza se la sono mangiata tutta Esposito e Napolitano“.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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