Giachetti al Pd: “Basta ambiguità sul Porcellum”

Pubblicato il 19 Agosto 2013 alle 16:37 Autore: Gabriele Maestri

Cambiare subito il Porcellum. L’ha detto ieri Enrico Letta al Meeting. “Bene, bravo”, ma al coro non si accoda il Pd Roberto Giachetti. E non certo perché non sia d’accordo.

Lui a mollare la legge elettorale porcata, quella del premio di maggioranza senza soglia e del Parlamento di nominati, ci pensa da tempo e tre mesi fa aveva presentato una mozione alla Camera per risolvere il problema, semplicemente abrogando la legge Calderoli e tornando al sistema previgente, quello proposto da Mattarella nel 1993.

La sua iniziativa, però, era stata sepolta di critiche da più parti, soprattutto dal suo stesso partito: memorabile il commento di Anna Finocchiaro, che bollò l’iniziativa come “intempestiva e prepotente”. Ora che è direttamente il presidente del Consiglio dem (sia pure di larghe intese) a invocare un’archiviazione immediata del Porcellum, Giachetti si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Sassolini che pesano come macigni.

roberto giachetti mattarellum letta governo

“Si potrebbe fare un bel collage delle dichiarazioni di oggi (a cominciare da quelle di Letta) e di quelle di soli 3 mesi fa, quando presentai la mozione per il ritorno al Mattarellum – scrive sul suo sito – per rendersi conto di quanto ancora molto ci sia da rottamare, soprattutto in termini di metodo, nell’attuale politica. Ma andiamo oltre, prendiamo in positivo il nuovo coro di proclami a favore della riforma della legge elettorale”.

Le note positive, però, sono già finite: il vicepresidente della Camera, infatti, si rivolge direttamente ai dirigenti del Pd e, dalle prime parole, si capisce che non farà nemmeno un euro di sconto. “Nelle dichiarazioni di queste ultime settimane a favore del ‘superamento’ del Porcellum si nasconde una perdurante ambiguità che non può più proseguire. Se non vogliamo prendere ancora una volta in giro gli italiani, il milione e mezzo di elettori che hanno sottoscritto l’apposito referendum, gli iscritti e militanti del Partito democratico, il partito prenda una decisione chiara ed esplicita prima di iniziare (ammesso che ciò davvero accada) la discussione sulla riforma elettorale”.

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L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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