Alfano – Letta confronto di due ore a muso duro

Pubblicato il 21 Agosto 2013 alle 14:38 Autore: Gabriele Maestri

Letta e Alfano. Premier e vicepremier. Dopo il lungo confronto di ieri Alfano dal Meeting di Rimini chiede al Partito Democratico un atteggiamento non pregiudiziale nei confronti dell’ex premier Silvio Berlusconii.

In sintesi il Pdl chiede al Pd di non dare un voto contro e di riflettere sulla interpretazione della Legge Severino.

Nel frattempo si registra anche una dichiarazione di Berlusconi: “se la barca sbanda non è colpa mia”.

Ha fatto appena in tempo a tornare da Vienna il presidente del Consiglio Enrico Letta e subito ha affrontato un impegno gravoso. per verificare la tenuta della maggioranza: dalle 19 ha avuto un confronto di oltre due ore con il suo vice (e segretario Pdl) Angelino Alfano.

In un primo tempo, a dire il vero, si era diffusa la voce che il capo del governo avrebbe incontrato i vertici del Pdl, più probabilmente i capigruppo. Fonti legate al partito, tuttavia, hanno precisato che l’incontro avrebbe riguardato esclusivamente tra Letta e Alfano (in realtà c’era anche il ministro per i rapporti col Parlamento, Dario Franceschini): all’ordine del giorno, il punto sui temi di principale attualità, tra i quali non poteva che rientrare la nota “agibilità politica” di Silvio Berlusconi.

enrico letta ok governo letta

Proprio sulla questione legata a Berlusconi si sarebbero registrate le posizioni più distanti tra Letta e Alfano: secondo fonti del Pdl, infatti, il segretario – ma per ora si tratta solo di indiscrezioni – avrebbe ribadito che un partito non può restare dentro una coalizione, quando l’altro partito fa decadere il leader del partito alleato per un atteggiamento pregiudiziale.

Peserebbe, da questo punto di vista, la scarsa propensione del Pd a tenere conto dei pareri formulati nei giorni scorsi da alcuni giuristi (tra i quali Giovanni Guzzetta e Paolo Armaroli) in base ai quali non sarebbe affatto scontata la retroattività delle norme della “legge Severino” che porterebbero alla decadenza e all’incandidabilità di Berlusconi.

In seguito un ulteriore chiarimento sarebbe arrivato dal partito di Alfano: “Il Pdl non ha intenzione di fare cadere il governo che ha fortemente voluto nell’interesse del Paese, ma non va bene, a questo fine, l’atteggiamento pregiudiziale del Pd“. C’è chi è pronto a dire che, qualora il Pd scelga in modo definitivo di votare a favore della decadenza, Berlusconi “non starà a guardare”: cosa significhi concretamente (ritiro dei ministri, dimissioni dei parlamentari, sfiducia) non è dato sapere.

L’appuntamento di oggi è arrivato dopo il colloquio con il cancelliere austriaco Werner Faymann (che in conferenza stampa ha dichiarato “Ho conosciuto Silvio Berlusconi e non ho mai pensato che sia un garante della stabilità, Letta sta andando nella giusta direzione”), prima ancora, l’intervista rilasciata alla televisione nazionale cui ha dichiarato Mi fido del fatto che il partito di Berlusconi assumerà le sue decisioni e si assumerà la responsabilità delle sue decisioni”.

Davvero il governo rischia di cadere? “Sarebbe paradossale se, dopo aver tenuto duro nei momenti più duri della crisi, ora che si possono cogliere i frutti della ripresa e la terra promessa è vicina, si finisse per avvitarsi su questioni di politica interna” ha risposto Letta in conferenza stampa a Vienna.

Più che una certezza, tuttavia, la sua sembra essere una speranza, sia per l’atteggiamento dimostrato dal Pdl anche in serata di fronte a un possibile voto parlamentare che dia corso alla decadenza di Berlusconi, sia per le incertezze diffusesi nelle ultime ore sull’effettiva compattezza del Pd in sede di scrutinio segreto.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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