Può un tifoso dei Red Sox (Boston) fare il sindaco di New York?

Pubblicato il 24 Agosto 2013 alle 17:58 Autore: Matteo Patané

Può un tifoso dei Red Sox fare il sindaco di New York?

Cosa conta per essere un buon sindaco? Quali sono le qualità che consentono agli elettori di comprendere se un candidato è degno di amministrare una città, magari una metropoli da milioni di abitanti?

A quanto pare il senso del bene pubblico, le idee innovative e persino l’appartenenza politica a questo o quel partito passano in secondo piano, quando entra in campo la fede sportiva.

Negli Stati Uniti il 5 novembre si voterà per eleggere il nuovo sindaco di New York, città strenuamente democratica nelle elezioni nazionali ma governata ininterrottamente dal 1994 da sindaci di estrazione repubblicana, prima Giuliani e poi Bloomberg.

Proprio Blooomberg, l’attuale primo cittadino, sarà costetto a lasciare la carica essendo ormai in dirittura d’arrivo del suo terzo mandato (limite da lui stesso fissato modificando la legge precedente che lo limitava a due), e senza incumbant che possano essere in qualche modo favoriti, la competizione è oggi più aperta che mai.

bloomberg sindaco new york

Non stupisce quindi che le primarie, ed in particolare quelle democratiche, siano viste con grande attenzione dalla popolazione newyorkese e dai media.

Colpisce, invece, che da un paio di giorni sia sorta all’interno dell’entourage democratico una polemica del tutto sportiva, che nulla ha a che fare con la politica e l’amministrazione cittadina.

In un passaggio di un’intervista rilasciata al New York Times, Bill de Blasio, già difensore civico cittadino e candidato alle primarie democratiche, ha ammesso piuttosto candidamente di essere un fan della squadra di baseball di Boston, i Red Sox, rivali storici della squadra di New York, gli Yankees.

Un po’ come se Matteo Renzi avesse ammesso in campagna elettorale di essere juventino.

Tra Red Sox e New York Yankees vige una rivalità ormai quasi secolare, che affonda le sue radici nella cessione-simbolo di George Herman “Babe” Ruth dai Sox agli Yankees nel 1920, cessione che costituì la chiusura di un periodo di splendore per la squadra di Boston – che sarebbe sprofondata in un digiuno dalle vittorie di oltre ottanta anni – e al contrario l’apertura di un ciclo vittorioso per gli Yankees.

Una rivalità talmente sentita che persino l’attuale sindaco di New York, Bloomberg, fu aspramente criticato per essersi presentato allo stadio, pur nella curva degli Yankees, con un paio di calzini rossi, il simbolo dei Red Sox.

Le parole di Bill de Blasio hanno immediatamente monopolizzato l’attenzione dei media, diventando negli ultimi giorni il tema portante della campagna delle primarie democratiche e, in prospettiva, della campagna elettorale, con attacchi anche da media repubblicani come la Fox.

La notizia, pubblicata in esclusiva sul New York Times, è poi stata ripresa da tutte le agenzie di stampa e via via dagli altri media.

A Red Sox fan as New York mayor?, titola la Fox, con tono tonante e minaccioso, legando indissolubilmente la fede sportiva di Bill de Blasio con il suo operato politico e paventando la trasformazione di New York addirittura in una succursale di Boston.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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