Carrozza: “Facilitare donazioni di Pc alle scuole”

Pubblicato il 29 Agosto 2013 alle 18:34 Autore: Gabriele Maestri

Tra gli ultimi annunci del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, colpisce leggere uno dei suoi tweet di oggi: “Faremo una norma per facilitare le donazioni di computer e di strumenti informatici alle scuole”.

Quell’intenzione non viene manifestata a caso ed è lo stesso ministro a spiegarlo: “Ho letto l’appello del liceo Mamiani di Roma e so bene che l’agenda digitale intanto va attuata con Computer e Rete in ogni aula“.

Non è stato l’unico annuncio di oggi della Carrozza, che sempre sul social network ha annunciato la visita a tutti gli uffici scolastici regionali (“per conoscere meglio e da vicino tutte le nostre realtà sul territorio”) e ha confermato che domani saranno rese note le tabelle per determinare i punteggi del “bonus maturità” nei test di ingresso alle facoltà a numero chiuso (provocando la reazione negativa della Rete Studenti, che ritengono questo istituto molto discriminatorio). La questione dell’informatica a scuola, tuttavia, è quella che ha riscosso maggior interesse.

Maria Chiara Carrozza

Maria Chiara Carrozza

In effetti, la dirigenza del Mamiani, storico liceo della Capitale, in questi giorni ha pubblicato sul suo sito una lettera con cui annuncia ai genitori degli alunni che  la scuola “è stata cablata, resa più adeguata alle nuove tecnologie”: il riferimento è ai computer, ma anche a quella meraviglia tecnologica costituita dalle Lim, le lavagne interattive multimediali che da qualche anno sono entrate in uso in alcune scuole. “Ora però – continua la lettera – abbiamo necessità di implementare il parco macchine di cui disponiamo e Vi chiediamo di collaborare con la Scuola, donando computer, monitor, portatili, stampanti, scanner… in buono stato ovviamente!”

Il problema dell’ammodernamento tecnologico delle strutture scolastiche, a ben guardare, è annoso. Bisogna andare indietro non poco per ricordare le “tre I” che Silvio Berlusconi, nel suo programma elettorale del 2001, aveva dedicato alla scuola: inglese, imprese e internet. Per la prima occorre(va) studiare di più le lingue, per la seconda servi(va) soprattutto buona volontà per collegare la scuola al mondo del lavoro. Per la terza I, però, occorrevano prima di tutto strumenti. E risorse per comprarli.

Di denari dallo Stato, in verità, ne sono sempre arrivati pochini, un po’ perché la scuola è quasi sempre stata la “Cenerentola” di ogni esecutivo, un po’ perché le necessità erano davvero molte (in alcuni istituti i computer erano limitati agli uffici, quando andava bene). Negli anni, così, le scuole si sono arrangiate come potevano, chiedendo finanziamenti a enti locali, club di servizio, associazioni di industriali o approfittando delle iniziative promosse da alcune catene commerciali, il tutto per attrezzare laboratori di informatica in cui gli studenti potessero accedere durante le lezioni.

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L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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