4 nuovi senatori a vita: salveranno Letta?

Pubblicato il 30 Agosto 2013 alle 15:15 Autore: Gabriele Maestri

Da oggi il Senato avrà quattro membri in più: il Quirinale, infatti, ha reso nota la nomina, da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di quattro senatori a vita in base all’articolo 59, comma 2 della Costituzione. Le nomine di oggi arrivano dopo la scomparsa, nel giro di un anno, di Sergio Pininfarina, Rita Levi Montalcini, Giulio Andreotti ed Emilio Colombo, già titolari del seggio senatoriale vitalizio.

Napolitano, in particolare, ha nominato persone di notorietà internazionale indiscussa, come il direttore d’orchestra Claudio Abbado, l’architetto Renzo Piano e il fisico e premio Nobel Carlo Rubbia, cui si aggiunge la professoressa Elena Cattaneo, docente universitaria specialista nel campo delle malattie neurodegenerative.

Si tratta di persone che, a norma della citata disposizione costituzionale, “hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo scientifico, artistico e sociale“. Di particolare valore la nomina della Cattaneo, 51 anni, certamente la meno nota dei quattro neosenatori: Napolitano infatti ha dichiarato che la sua scelta “ha anche il valore di un forte segno di apprezzamento, incoraggiamento e riferimento per l’impegno di vaste schiere di italiane e italiani di nuove generazioni dedicatisi con passione, pur tra difficoltà, alla ricerca scientifica“.

giorgio napolitano

Dai nuovi senatori a vita (che, assieme a Mario Monti, completano il quadro delle nomine parlamentari che competono al Quirinale) “verrà un contributo peculiare, in campi altamente significativi, alla vita delle nostre istituzioni democratiche, e – in assoluta indipendenza da ogni condizionamento politico di parte – all’attività del Senato e dell’intero Parlamento”. Sono sempre parole del Presidente, ma l’inciso è forse la parte più delicata di questa frase.

Poco prima, infatti, nelle sue dichiarazioni Napolitano aveva sottolineato di avere applicato i criteri che ispirarono le nomine di senatori a vita della presidenza Einaudi, marcando una presa di distanza da prassi seguite da alcuni suoi predecessori, che avevano portato alla nomina di vari esponenti politici (l’ultimo dei quali fu proprio Napolitano). Vari costituzionalisti si erano espressi contro la possibilità di fondare una nomina sull’attività politica, anche se poi la prassi aveva accettato di ricomprenderla nel “campo sociale”: questa volta, la Presidenza della Repubblica ha voluto evitare del tutto il problema.

La scelta, naturalmente, non è priva di conseguenze e implicazioni. Lo stesso Napolitano dice di essere “consapevole del valore di non poche altre personalità”, ma non si può non considerare che nei giorni scorsi più di qualcuno aveva ventilato la possibilità che tra le nomine potessero rientrare anche Silvio Berlusconi (come potenziale via d’uscita allo scenario di “inagibilità politica” creato dalla condanna definitiva dell’ex premier) oppure Gianni Letta, come sorta di “garanzia” per lo stesso Berlusconi.

Ora, le nomine di oggi non lasciano spazi per la designazione di altri senatori a vita: verrebbe dunque meno un ulteriore “salvacondotto” per Berlusconi, così come la possibilità di introdurre una sua persona di stretta fiducia in Senato. Le conseguenze, peraltro, potrebbero non esaurirsi in tutto questo.

(Per proseguire la lettura cliccate su “2″)

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →