Renzi: “Se divento segretario, rottamo le correnti”

Pubblicato il 30 Agosto 2013 alle 20:16 Autore: Gabriele Maestri
renzi disponibile a correre da segretario pd

Sotto il palco la gente continua ad acclamarlo. Sono “renziani”, verrebbe da dire, ma lui quella parola non la vuole sentire.

Prima ci scherza (“Manco fossero una malattia pericolosa, eh?”) poi piazza il colpo più acuminato: “Possiamo noi democratici dividerci non sulle idee, ma sulle amicizie? Ve lo dico: se divento segretario, rottamiamo le correnti, non abbiamo bisogno di cose inutili“.

A chi è lì ad ascoltarlo, sembra una candidatura ufficiale e viene accolta con entusiasmo.

Il suo programma, in fondo, è già pronto: “Non finire il mandato con il Pd che ha meno tessere, meno voti e meno consenso di quando si è partiti”. Renzi sa che c’è anche un problema di comunicazione, che va fatta come si deve (“Spieghiamo che non è che il Pdl ha tolto l’Imu e il sindaco mette la service tax“), per cui bisogna unire i social network e i volontari che vanno casa per casa.

renzi

Non rinuncia, Renzi, a punzecchiare di nuovo Bersani e la macchina organizzativa del partito: “Per votare alle ultime primarie ci volevano pure le analisi del sangue … non va bene, però almeno usiamo gli indirizzi e chiediamo una mano a loro per vincere”. E a chi dipinge l’affidarsi a lui come un salto nel buio replica: “Peggio di chi ci ha dato 20 anni Berlusconi e ci ha mandato al governo con Brunetta è difficile essere”.

Il finale dà più spazio alla poesia impastata di impegno: “La politica ha una dignità se la facciamo insieme: occorrono idee alte, grandi, belle ma concrete. Non siate solo consumatori e utenti, lasciatela nostalgia e ptendete il coraggio: l’italia non è finita, ma infinita, ricca di bellezza e possibilità”.

Il claim conclusivo è ad effetto: “La speranza e il Pd, come la cultura, non si eredita, si conquista: insieme possiamo farcela, viva l’italia e viva il Pd”. Un salto nella folla e le note del Più grande spettacolo dopo il Big Bang di Jovanotti fischiano la fine del comizio, ma è anche l’inizio ufficiale della campagna di Renzi verso il congresso. In qualunque data sia.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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