“Parmigiano-Reggiano alla diossina” produttori contro Grillo

Pubblicato il 31 Agosto 2013 alle 14:55 Autore: Gabriele Maestri

In fondo l’aveva previsto proprio lui, Beppe Grillo. Nel 2004, nella sua postfazione del libro Regime di Peter Gomez e Marco Travaglio, scrisse “In Italia puoi dire peste e corna del Presidente della Repubblica, ma se tocchi un formaggino ti fulminano. Di’ quel che vuoi, ma non sfiorare i fatturati“.

E lui, stavolta, senza volerlo, non ha toccato un formaggino, ma il re dei formaggi, il Parmigiano-Reggiano.

Ieri, infatti, nel post della stanchezza tendente all’incazzatura, Grillo aveva dato conto dell’accensione dell’inceneritore di Parma, che il M5S aveva cercato di evitare a ogni costo. Secondo lui, Pdl e Pd “esultano per le neoplasie future degli abitanti di Parma, per il cibo avvelenato della Food Valley. Chi mangerà in futuro parmigiano e prosciutti imbottiti di diossina?

La frase un po’ era iperbolica, un po’ era preoccupata, ma con quelle parole il leader a 5 Stelle ha finito per colpire due capisaldi della produzione alimentare non solo locale, ma anche nazionale. Eccellenze come il Parmigiano-Reggiano e il Prosciutto di Parma (con la maiuscola, visto che sono marchi) potrebbero subire danni dall’inceneritore, ma secondo i produttori i danni li rischiano già ora per quelle due frasi. Più che vedere sfiorati i loro fatturati, è come se avessero ricevuto un gancio in piena regola.

grillo porcellum legge elettorale

Così, se il sindaco M5S di Parma Federico Pizzarotti assicura “l’impegno di controllare in modo sistematico le emissioni prodotte dall’inceneritore, per tutelare la salute delle persone e i prodotti della nostra terra” (riconoscendo che già ora la Pianura Padana “è un territorio unico al mondo, ma anche uno dei più inquinati a causa di decisioni politiche scellerate”), arriva durissima la replica di chi è impegnato nella produzione dei formaggi e dei prosciutti tipici.

Il presidente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano, il guastallese Giuseppe Alai, bolla le parole di Grillo come “un atto di terrorismo nei confronti dei consumatori, originato da affermazioni gratuite legate alla politica e prive di qualsiasi fondamento scientifico”: per lui le affermazioni del leader M5S sono “basse strumentalizzazioni in nome di una contesa politica” che non rispettano “decine di migliaia di operatori economici e di lavoratori, così come milioni di consumatori”.

Sulla stessa linea Paolo Tanara, presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma: “Dispiace che le discussioni politiche coinvolgano inopportunamente e vadano a ledere un prodotto fiore all’occhiello del nostro agroalimentare, che sostiene l’economia locale e garantisce qualità di indubbia sicurezza. La forza lavoro di tutta la filiera produttiva ne esce completamente danneggiata”.

Nunzia-De-Girolamo

E se le associazioni di categoria di lavoratori e imprenditori mettono in guardia Grillo (“Parla di cose che non sa, ma gli allarmi si pagano e non poco”) e lo invitano piuttosto a promuovere diversamente le eccellenze alimentari italiane, non lascia spazio a malintesi il ministro delle politiche agricole Nunzia De Girolamo: “”Grillo è un incosciente, le sue affermazioni sulla Food Valley e su due dei principali prodotti del made in italy, sono gravissime e prive di ogni fondamento. L’agroalimentare italiano di tutto ha bisogno tranne che di affermazioni gratuite dai toni apocalittici che rischiano di screditare uno dei comparti più importanti della nostra economia.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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