C’era una volta il Vicenza

Pubblicato il 4 Settembre 2013 alle 17:45 Autore: Stefano Merlino

Cosa non si fa per la propria squadra del cuore.

A Vicenza è già da qualche anno che si soffre, e non poco, per la squadra di calcio più antica del Veneto. Retrocessioni, ripescaggi, quindi di nuovo retrocessioni: non c’è pace per i vicentini, da tanti anni lontani dal Paradiso calcistico chiamato Serie A ed ora nell’Inferno della Lega Pro.

Nobile lentamente decaduta. Una storia gloriosa quella della società biancorossa, nata nel 1902 e che ha vissuto in prima persona il dramma della Grande Guerra, con i suoi gioielli chiamati a difendere la Patria e mai più tornati. Una provinciale che ben ha figurato negli scontri contro le corazzate di Milano, Torino e Genova, e che non ha mai smesso di sfornare talenti.

La Lanerossi Vicenza. Dopo i primi campionati di Serie A disputati negli anni quaranta, ad inizio degli anni cinquanta avviene la svolta. Il colosso del tessile rileva la società e compare la celebre “R” sulle maglie biancorosse. Per gli storici del calcio, si tratta del primissimo caso di sponsorizzazione nel calcio. Tantissimi giocatori passano per Vicenza, alcuni per rimanerci, altri per partire alla conquista del Mondo, realizzando così il sogno di ogni bambino.

Sul finire degli anni settanta avviene l’incredibile nella città berica. La Lanerossi, presenta una rosa giovane, dai nomi pressoché sconosciuti ai più, ma affidata ad un tecnico dalle idee moderne. E’ Giovan Battista Fabbri a lanciare nel grande calcio un ragazzino appena ventenne, proveniente dal Como, di ruolo ala destra. Paolo Rossi deve tutto a Fabbri, che lo trasforma in spietato centravanti e simbolo biancorosso.

Real Vicenza. La Lanerossi ritorna in Serie A nel 1977, forte dei goal di Rossi, capocannoniere in B la stagione precedente, e di un undici ben collaudato. L’inizio sottotono pare essere il segnale per una stagione tormentata, il cui obiettivo è, e dovrà essere, la salvezza. Ma avviene qualcosa a Vicenza, di abilmente diretto dalla Provvidenza del pallone, e che renderà i colori biancorossi famosi in tutta Italia. La squadra vola in classifica grazie a Rossi, Cerilli e Guidetti, e tutta la Provincia italiana sogna: il secondo posto conquistato al termine del campionato è molto di più di uno Scudetto.

La favola biancorossa finisce l’anno seguente, con la cessione di Rossi alla Juventus, la pessima partecipazione in Coppa Uefa e la retrocessione in B. Saranno anni difficili, resi meno amari dall’aver visto nascere il Divin Codino Roberto Baggio, che proprio da Vicenza ha cominciato la sua carriera. Per i vicentini ci sarà pure la Serie C da digerire, davvero troppo per una ricca ed ambiziosa realtà come quella veneta.

Gli anni novanta sono quelli della rinascita. Il Vicenza Calcio, perde la famosa “R” simbolo della proprietà Lanerossi, e con l’emergente Francesco Guidolin torna nel calcio che conta. Tra il 1996 ed il 1998 i colori biancorossi tornano a far emozionare l’Italia calcistica: prima una storica Coppa Italia vinta contro il Napoli, poi una indimenticabile semifinale della Coppa delle Coppe contro il Chelsea degli italiani Vialli, Zola e Di Matteo.

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L'autore: Stefano Merlino

Sono nato nel 1987 e da sempre mi piace scrivere. stefano.merlino@termometropolitico.it (Twitter: @stefano_mago)
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