Berlusconi, ricorso a Strasburgo e revisione

Pubblicato il 7 Settembre 2013 alle 17:07 Autore: Gabriele Maestri

Dopo la grazia, l’amnistia, la possibile questione davanti alla Consulta per bloccare la norma sull’incandidabilità (e, di conseguenza, la decadenza da senatore) e altre possibili vie di “agibilità politica” per Silvio Berlusconi, ora c’è chi pensa anche alla revisione del processo sui diritti tv Mediaset, nella speranza che si possa agire in altro modo per “sterilizzare” la pena.

Nel frattempo, però, il ricorso presso la Corte europea dei diritti umani è pronto ed è stato depositato presso la Giunta delle elezioni del Senato: anche in questo caso, si punta a evitare l’applicazione retroattiva della “legge Severino” sull’incandidabilità sostenendo la sua contrarietà alla Cedu, che non distinguerebbe tra sanzioni penali e misure di altro tipo, dovendo applicarsi solo se entrano in vigore prima della commissione di un fatto illecito.

La nuova strada della revisione passerebbe attraverso gli articoli 629, 630 e 635 del codice di procedura penale e punterebbero alla riapertura di un processo già chiuso (come quello che ha visto la condanna definitiva di Berlusconi) qualora emergano “fatti nuovi”, sperando (ecco il punto) di ottenere dai giudici competenti la sospensione della pena. Un atto (lo sottolinea Liana Milella su Repubblica) “discrezionale, non obbligatorio, ma che le toghe non potrebbero negare all’ex premier, per via della sua età e della sua storia personale e politica”.

Berlusconi

A rendere possibile la revisione sarebbero dei documenti svizzeri (cui fa riferimento da alcuni giorni il Giornale) in base ai quali Frank Agrama sarebbe soltanto “l’intermediario ufficiale ed esclusivo tra la Paramount e molte tv europee” e non avrebbe il ruolo illecito confermato dalle sentenze fin qui. Dal momento che quei documenti non sono mai stati acquisiti dai collegi giudicanti, ce ne sarebbe abbastanza per parlare di “un fatto nuovo” e per chiedere la revisione.

Gli effetti di una scelta simile, qualora le cose andassero nel modo sperato dal Cavaliere, sarebbero appetibili per lui: la condanna di Berlusconi infatti verrebbe del tutto cancellata. L’effetto immediato e non meno interessante, tuttavia, potrebbe essere la ricordata sospensione della pena (che eviterebbe la scelta tra arresti domiciliari e affidamento in prova al servizio sociale) e il “blocco” del procedimento sulla decadenza alla Giunta di palazzo Madama.

Anche in quest’ultimo caso, tuttavia, non ci sarebbe alcun automatismo: quei documenti potrebbero non essere considerati “un fatto nuovo” e, in ogni caso, potrebbe non arrivare la sospensione auspicata della pena, nel qual caso anche questo rimedio sarebbe inutile.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →