Lo scontro tv su Berlusconi non sposta voti

Pubblicato il 15 Settembre 2013 alle 12:57 Autore: Redazione

Lo scontro tv su Berlusconi non sposta voti

L’invasione dei talk show sullo schermo è stato un tema ampiamente dibattuto negli ultimi giorni. C’è chi li considera troppo urlati e chi troppo uguali con la solita compagnia di giro che passa da uno studio all’altro. E in questo momento la questione più discussa negli studi televisivi di Ballarò e i suoi fratelli è quella riguardante la decadenza di Berlusconi. E la domanda che si fanno in molti è la seguente: possono i talk orientare o spostare i voti su un tema spinoso come la decadenza del Cav?

Secondo Mario Rodriguez, consulente docente all’Università di Padova e autore di ConSenso, saggio sulla comunicazione politica,  lo scontro quasi tutto televisivo sulla decadenza di Berlusconi “non fa guadagnare voti a nessuno”.Il motivo è chiaro – spiega Rodriguez – siamo di fronte a un modo di comunicare che non mette al centro delle proprie attenzioni chi riceve il messaggio e lo rielabora, ma solo chi lo emette.”

“Il caso Berlusconi, appare un caso da manuale– continua  Rodriguez– di quelli che vengono definiti gli effetti limitati dei media. La casalinga di Voghera, che in passato votava DC, oggi guarda Il grande fratello e vota Berlusconi, mentre la casalinga di Casalecchio di Reno, che prima votava PCI, e ora guarda anche lei Il grande fratello, continua a votare a sinistra. E’ il segno di quanto poco la TV sposti il voto degli italiani. Basti pensare a una vicenda oramai celebre: il caso Clinton – Lewinsky. Mesi di dibattiti e polemiche e le ricerche fatte allora dimostrarono che i media avevano imposto all’attenzione il  fatto, ma non avevano spostato gli orientamenti politici.”

“Se continuiamo a rimanere fermi all’idea che per fare comunicazione politica occorre andare a urlare in TV presidiandola manu militari – conclude Rodriguez – non si supereranno mai le difficoltà attuali e la disaffezione dei cittadini. La crisi della politica si specchia in questa incapacità di creare consenso. E la soluzione è una sola. Serve la capacità di trovare parole e frasi appropriate, credibili, capaci di motivare le persone, dare senso ai comportamenti che si chiede di mettere in campo. È la rivincita della parola sull’immagine, dell’autenticità sulle ambiguità, delle chiacchere  quotidiane sulla tv. Parole da dire con passione ma da pensare dal punto di vista di chi ascolta.”

Andrea Turco

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