Scontro M5S-Boldrini, Napolitano: “Attacchi inammissibili”

Pubblicato il 18 Settembre 2013 alle 20:38 Autore: Gabriele Maestri

“La più viva e piena solidarietà” alla presidente della Camera Laura Boldrini “per la campagna di gravi e perfino turpi ingiurie e minacce condotta nei suoi confronti sulla rete. Si tratta di attacchi inammissibili, che non possono essere tollerati, ai principi della convivenza democratica e al rispetto dovuto alla dignità della persona”. E’ il commento molto duro e fermo del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dopo l’ennesimo scontro che ha visto opporsi il M5S e la presidente di Montecitorio.

Tutto è partito questa volta all’interno del dibattito sul progetto di legge contro l’omofobia. L’ex capogruppo M5S Riccardo Nuti è intervenuto contro la richiesta del rinvio in commissione, che ritiene “inammissibile”: “Se non ci sono accordi tra i partiti si discute in Aula, questa e’ la casa della buona politica, non rinviare in una stanza facendo si’ che qualcuno si accordi nella totale oscurità”.

Nuti ha ricevuto gli applausi dei suoi colleghi di gruppo, ma non il plauso della Boldrini che, anzi, è intervenuta subito dopo per una replica: “Onorevole Nuti, l’Assemblea ha deciso e nella casa della buona politica è l’Assemblea che decide”.

Laura Boldrini, presidente della Camera

Laura Boldrini, presidente della Camera

Apriti cielo: per il MoVimento 5 Stelle quella della Presidente della Camera è stata un’intrusione indebita nel dibattito. Si è incaricato di dirlo il deputato stellato Christian Iannuzzi: “Signor Presidente, se lei dà la parola a un deputato a favore e a un deputato contro su una votazione e, poi interviene ed esprime una sua opinione, un suo punto di vista, lei influenza l’Aula”.

L’atmosfera era già tesa, ma la temperatura si è alzata ancora di più con il seguito dell’intervento: “Visto che il suo ruolo dovrebbe essere super partes qui dentro, la pregheremmo di astenersi almeno in questi casi dall’esprimere la sua opinione e dal commentare la posizione di un deputato a favore o di un deputato contro su una votazione. Altrimenti, se lei non si sente in grado di rappresentare quest’Aula in modo imparziale, e’ meglio che si dimetta, cosi’ entrerà qualcuno, forse, un po’ più imparziale di lei”.

Lì il cielo si è aperto davvero, o per lo meno l’aula è insorta contro l’attacco alla presidente. Si sono susseguiti gli interventi di deputati Pd, Pdl, Sc e Sel a difesa della Boldrini, il tutto mentre l’intervento di Iannuzzi (con il titolo “Boldrini, si dimetta”) veniva ampiamente rilanciato dal M5S sui social network. Subito dopo, peraltro, è arrivata una correzione dagli stessi deputati stellati: “Il collega Iannuzzi non ha chiesto le dimissioni della presidente Boldrini – ha sottolineato Francesco D’Uva – le ha chiesto di garantire tutti i deputati e ha aggiunto, se non se la dovesse sentire di essere imparziale, di non esitare a dimettersi”.

“La presidente può sbagliare come tutti noi, perché siamo fallibili – ha replicato il vicepresidente dell’assemblea Roberto Giachetti – ma rappresenta l’istituzione. La rappresenta anche fuori. Come tutti noi, può sbagliare, ma mettere in discussione che sia super partes è grave, anche per voi” ha concluso, rivolto al M5S. In seguito la stessa Boldrini ha reagito con una nota: “Va a discapito della qualità stessa del dibattito democratico il fatto che la Camera e la sua Presidenza siano il bersaglio di una costante e strumentale opera di delegittimazione, in Aula come in rete”, rivendicando uno scrupoloso rispetto del regolamento. 

A fine giornata, è arrivata la reazione di Napolitano, che ha ritenuto inaccettabili gli attacchi subiti dalla Boldrini: “E’ in atto una fase altamente impegnativa dell’attivita’ parlamentare, che prevede l’esame di problemi e di provvedimenti di vitale importanza economica e sociale e nello stesso tempo lo sviluppo di un programma di riforme istituzionali. E’ essenziale che in questa fase la libera dialettica delle posizioni politiche si svolga nelle aule parlamentari in un clima di civile confronto e di scrupoloso rispetto dei regolamenti e delle funzioni di chi e’ chiamato a garantirne l’applicazione.”

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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