Letta: “Rispettare l’autonomia della magistratura”. Il Csm: “Amarezza e sconcerto”

Pubblicato il 19 Settembre 2013 alle 15:35 Autore: Alessandro Genovesi

Dopo il videomessaggio di Silvio Berlusconi di ieri, arriva oggi la replica del Presidente del Consiglio, Enrico Letta, che si schiera a fianco della magistratura. “Siamo in uno stato di diritto, non ci sono persecuzioni”. “Lo ribadisco perché – ha aggiunto – sarebbe paradossale se, nel momento in cui presentiamo un piano per l’attrazione degli investimenti, passasse il messaggio che l’Italia è un paese in cui lo stato di diritto non funziona: lo stato di diritto funziona e vogliamo il rispetto dell’autonomia della magistratura, un rispetto pieno e totale”.

È evidente la distanza abissale da quanto detto dal Cavaliere, il quale, comunque, non ha mai fatto, nel videomessaggio, alcun riferimento alla tenuta del governo, quasi a voler separare il piano giudiziario da quello politico.

Anche di questo ha parlato il premier: “Come vedete, stiamo lavorando in modo molto concreto e attento per gli italiani. Non abbiamo nessuna intenzione che si creino cortocircuiti su questi temi. Si cerca di usare il governo- precisa Letta- come un punching ball, tutti se le danno di santa ragione, noi continuiamo a lavorare” ha aggiunto.

Silvio Berlusconi

Per poi citare, curiosamente, uno pubblicità di tanti anni fa: “Mi sono ricordato da bambino quando guardavo Carosello: c’era uno spot che si concludeva così ‘non ci ho scritto Joe Condor’. Ecco, io non c’ho scritto Jo Condor, al momento opportuno lo dimostrerò e giocheremo all’attacco”.

Oltre alle parole di Letta,  veementi reazioni alle parole di Berlusconi sono arrivate dal Consiglio superiore della magistratura. Il vicepresidente Michele Vietti, assieme al primo presidente e al procuratore generale della Cassazione, Giorgio Santacroce e Gianfranco Cian, ha diramato una nota nella quale manifesta “”Amarezza e sconcerto per l’ennesima ripetizione di giudizi sprezzanti e di attacchi infondati che colpiscono in modo indiscriminato la magistratura italiana.

“I giudici non meritano l’addebito di intenti persecutori o di complotti”. “E l’esito di qualsiasi processo è una sentenza che va accettata ed applicata”, si sottolinea. “Diversamente verrebbero meno le regole dello Stato di diritto e il presupposto della ordinata convivenza civile”.

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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