Il tiro al Porcellum, purché non muoia

Pubblicato il 30 Settembre 2013 alle 13:36 Autore: Gabriele Maestri

Il problema di tutto, a quanto pare, è sempre lei. A parole se la prendono quasi tutti con la legge n. 270/2005, detta “legge Calderoli”, meglio nota come “porcata” (dal suo stesso presentatore) o, a la Giovanni Sartori, “Porcellum“.

Tutto quello che ora va storto finisce per essere colpa della legge elettorale, che non avrebbe fatto uscire una maggioranza univoca, obbligando l’Italia alla medicina delle larghe intese. Come se il risultato, per dire, non fosse colpa innanzitutto di chi, pur sapendo a cosa aveva portato quella legge, non ha fatto abbastanza per cambiarla.

Il premier Enrico Letta

A parole, quasi nessuno vuole votare di nuovo con il Porcellum, anzi, quella legge elettorale sarebbe la ragione principale per cui non avrebbe senso sciogliere le Camere senza averla cambiata: tornare al voto con quel sistema elettorale replicherebbe il risultato di febbraio e i problemi di oggi non si sposterebbero di un millimetro.

A dire il vero, c’è chi – come Antonio Agosta e Nicola D’Amelio, entrambi legati al Viminale e all’Università di Roma Tre – da tempo ha fatto qualche conto (l’analisi si trova nell’ultimo volume curato da Ilvio DiamantiUn salto nel voto) e ha dimostrato che nemmeno con il Mattarellum sarebbe uscita una maggioranza definita e in grado di governare. Ma peggio del Porcellum, allo stato, è difficile immaginare.

Nessuno, si diceva, dice di volere ancora il Porcellum. Eppure è ancora lìTra ieri e oggi continua il teatrino di accuse reciproche su chi non vuole cambiare sistema elettorale e chi invece si è mosso per modificarlo. In particolare, Letta ieri sera da Fazio ha detto che il Pd era favorevole a un ritorno al Mattarellum e ha accusato il M5S di volere ancora la legge attuale; Grillo ha risposto oggi, ricordando la bocciatura dell’ordine del giorno del Pd Roberto Giachetti che proponeva proprio il ritorno al Mattarellum.

roberto giachetti mattarellum letta governo

“Il M5S compatto votò a favore. Ci sono gli atti della Camera che lo testimoniano e Letta fu il primo a votare CONTRO il ritorno al Mattarellum“. Il capo del governo oggi replica, sostenendo che la mozione Giachetti era stata contestata dal Pd “perché focalizzava l’attenzione (e precipitava il confronto) solo sulla legge elettorale, mentre il dibattito urgente e necessario doveva riguardare l’intera materia delle riforme istituzionali” e aggiunge che Grillo vorrebbe votare col Porcellum perché “è l’unico sistema che può consentirgli di avere voce in capitolo, di vincere o di essere comunque l’ago della bilancia”.

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L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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