Il Messico abbandona la nazionalizzazione del petrolio

Pubblicato il 2 Ottobre 2013 alle 14:30 Autore: Giacomo Morabito

Nel 1938 il Presidente del Messico, Lázaro Cárdenas del Río, nazionalizzò il settore petrolifero, cosicché il monopolio petrolifero alla compagnia Petróleos Mexicanos (PEMEX).

Finora ha ben funzionato per il proprio Paese, in particolare durante gli anni Ottanta e Novanta, quando la PEMEX si pose come la principale compagnia petrolifera del Golfo del Messico.

Infatti, nel 1971 un pescatore di gamberetti, Rudesindo Cantarell, scoprì accidentalmente un vasto giacimento petrolifero, ribattezzato in seguito come Complejo Cantarell. Si tratta di uno dei principali giacimenti petroliferi del mondo, che ha permesso al Messico di cambiare la propria storia di colpo, passando da Paese importatore a Paese esportare di greggio, sebbene in tempi recenti vi è stata una notevole diminuzione di barili, producendone 2,5 milioni al giorno.

A causa della nazionalizzazione del petrolio, la PEMEX è l’unica compagnia petrolifera del Messico senza alcuna possibilità di condividere la propria produzione con le compagnie petrolifere internazionali.

Città del Messico

Tuttavia, il settore petrolifero del Messico potrebbe subire una trasformazione radicale: l’attuale Presidente messicano, Enrique Peña Nieto, ha annunciato che entro la fine del 2013 il Congreso de la Unión potrebbe adottare un emendamento costituzionale affinché si apra il settore per gli investimenti privati. D’altronde, la PEMEX, pur essendo una delle più grandi compagnie petrolifere del mondo, non ha sufficienti competenze tecniche, ad esempio, per esplorare le acque profonde del Golfo del Messico.

La PEMEX ha ormai da qualche anno uno dei tassi più bassi di produttività a livello mondiale, misurata in barili di petrolio per lavoratore. Pertanto, nel caso in cui si fosse trattato di una vera e propria compagnia privata e non un organo dello Stato, allora le condizioni per un possibile fallimento sarebbero state concrete, tenuto anche conto dell’esorbitante numero di dipendenti della compagnia (circa 12mila). In conclusione, l’apertura agli investimenti privati potrebbe rivelarsi sia una sorta di “rinascita” della stessa PEMEX che un’ottima possibilità di miglioramento economico del Paese.