Prima rata Imu in commissione alla Camera ritirati gli emendamenti Pd

Pubblicato il 8 Ottobre 2013 alle 12:28 Autore: Gabriele Maestri

Prima rata Imu, oggi si vota l’emendamento Pd?

(08/10/2013) Alla fine il Pd fa retromarcia e ritira gli emendamenti, tra questi, il più contestato a firma di Maino Marchi che puntava a reintrodurre la prima rata Imu per le case con rendita catastale superiore al 750 euro.

In mattinata era stato Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio, a chiedere il ritiro degli emendamenti. “E’ evidente che dobbiamo decidere il modello progressivo che si applicherà – spiega a Radio24 con riferimento alla futura service tax -. Penso che questo emendamento verrà ritirato. Ho fatto appello ai colleghi: i comuni hanno già incassato dal Governo le risorse”.

Lo scontro tra Pd e Pdl – Lo scontro tra le forze politiche è soprattutto al femminile. La tensione del Pdl è tutta nelle parole della senatrice Anna Maria Bernini: per lei l’emendamento Marchi è “una inaccettabile retromarcia rispetto a decisioni dell’esecutivo, una violazione del patto di maggioranza e, soprattutto, una vessazione inutile delle famiglie“. A questa rappresentazione del “male assoluto”, replica la senatrice Pd Valeria Fedeli: “Sarebbe logico che al di là delle opinioni personali, si trovasse un punto di sintesi. Non ritengo questa questione un elemento di fibrillazione tra i partiti, ma di confronto“.

renzi imu

Sulla vicenda, però, irrompe anche l’opinione di Matteo Renzi: “Spero che il Paese colga questo momento per non continuare nei derby e nelle risse quotidiane. Queste dell’Iva, dell’Imu sono sicuramente importanti, ma c’è un problema che va oltre i miliardi dell’Imu o dell’Iva, capiamo come fare a rilanciare l’economia in un momento in cui l’intera Europa è in crisi”.

Durissimi dal Pdl Renato Brunetta (“Sulla cancellazione dell’Imu prima casa non si tratta”) e Maurizio Gasparri: “Sull’Imu tutti possono starnazzare proponendo più tasse, ma quel che conta sono i pareri del relatore e del governo. E’ lì che deve scattare la mannaia sulle proposte di alcuni Pd che violano i patti e vogliono più tasse. Quello è il momento della verità”.

Il tutto mentre il capo dello Stato Giorgio Napolitano, interpellato sulle fibrillazioni della maggioranza delle ultime ore è laconico: “Abbiamo avuto piccoli episodi e motivi di polemica, ma non mi pare che siano da sopravvalutare”. E a chi gli ha ricordato gli scontri specifici sull’Imu, prima nega che ci siano elementi nuovi (“Non ho dettagli sulla questione dell’Imu e francamente ne ho parlato l’altro ieri con il presidente del Consiglio e non mi pare che fino all’altro ieri fossero emersi”), poi sfugge con eleganza ai cronisti: “Voi siete più attenti, seguite minuto per minuto…io mi prendo un po’ più ‘calmamemte’ le cose”.

La proposta di modifica del Pd sull’Imu, all’inizio era stata dichiarata inammissibile perché una parte del testo precisava che le risorse ottenute con la reintroduzione parziale dell’Imu sarebbero servite per abbassare di nuovo di un punto l’Iva: il decreto di cui si discute la conversione è legato alla sola Imu, per cui l’emendamento era stato considerato “fuori tema”. Il Pd ha fatto ricorso e i presidenti delle Commissioni Francesco Boccia (Pd) e Daniele Capezzone (Pdl) hanno riammesso la proposta di modifica, senza il riferimento all’Iva.

Daniele Capezzone

Tanto è bastato, però, perché il Pdl puntasse i piedi, facendo notare che reintrodurre l’Imu su quel tipo di abitazioni finirebbe per colpire quasi tutte le case nei centri urbani di medie dimensioni (per il Pd, invece, la misura riguarderebbe solo il 10% degli immobili). ”Se il Pd non ritira l’ emendamento a firma Marchi – avverte Capezzone – compie un atto di autolesionismo politico. E’ un emendamento punitivo verso una quota rilevantissima di contribuenti. Inoltre si determinerebbe un problema rispetto ai trasferimenti già avvenuti agli enti locali”.

In realtà si tratterebbe di vedere se la fiducia ottenuta da Letta pochi giorni fa ha anche una sua consistenza politica o se può essere messa in discussione così in fretta anche da un provvedimento come questo. Anche Boccia, tuttavia, segnala che ”Riaprire il dibattito sulla prima rata significherebbe fra l’altro creare squilibri fra i Comuni che ricevono i trasferimenti”, per cui ha chiesto a tutti, governo compreso, di ritirare gli emendamenti sulla prima rata dell’Imu: le parole sono cortesi, ma di fatto è una blindatura del testo.

Marchi sarebbe anche disposto a ritirare il suo emendamento, purché il governo dia risposte soddisfacenti sul rientro entro il 3% del rapporto deficit-Pil, sul pieno finanziamento della cassa integrazione, nonché sugli effetti dell’aumento dell’Iva sui redditi più bassi e sugli esercizi commerciali. Il che significa, di fatto, trovare altre fonti di risorse.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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