Prove tecniche di Ppe in Italia?

Pubblicato il 17 Ottobre 2013 alle 18:00 Autore: Gabriele Maestri
Mario Mauro non vuole il rimpasto di governo

Prove tecniche di Ppe in Italia?

D’accordo, la Dc è politicamente naufragata tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994 (anche se giuridicamente esiste ancora, tanto che continuano a contendersela e a darsele di santa ragione), ma la voglia di centro e di popolarismo non sembra proprio voler abbandonare l’Italia. E’ come una calamita che periodicamente cerca di ricreare contatti e aggregazioni, specie se le elezioni sono vicine. E’ quello che sta accadendo nell’area di riferimento del Ppe, con operazioni di vario tipo.

Si è iniziato in qualche modo ieri, con il pranzo tra Silvio Berlusconi, Angelino Alfano e Mario Mauro, presso il Circolo Ufficiali di via XX Settembre, in cui non si sa bene di cosa si sia parlato (Mauro ha smentito le voci giornalistiche che assicuravano sostegno a Berlusconi sulla decadenza e sull’inclusione del reato che lo riguarda nell’ipotesi di amnistia); oggi si è continuato con un convegno organizzato dall’Associazione italiani per l’Europa, coordinato tra l’altro da Giuseppe Gargani (ex forzista, come Mauro, oltre che ex Dc), al quale hanno partecipato Mauro e il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa.

Se chi ha organizzato il convegno pensa a  un contenitore politico per chi non si riconosce a sinistra, i due ospiti sono cauti: “La prospettiva popolare per i Paesi dell’Unione europea – spiega Mauro – vuol dire prospettiva di una visione della società, dell’uomo, dell’economia sociale e competitiva di mercato che aiuti finalmente l’Europa a riemergere dalla crisi”. “Occorre cercare di ricostruire un’area omogenea tra le persone di buon senso del nostro Paese, che si riferiscono al popolarismo europeo – aggiunge Cesa -. Non solo i democratico-cristiani, ma chi ha a cuore la stabilità del Paese: è finita l’epoca dei partiti con il leader solo al comando”.

Lorenzo cesa

Al convegno Mauro è stato poco, Alfano non si è visto (“Forse è saggio attendere che, prima di pensare ai possibili accordi e alle alleanze, il centrodestra decida il suo futuro politico per capire se resterà unito oppure si spaccherà” ha osservato Cesa), ma certe mosse di Mauro a Scelta civica non sono piaciute molto e non manca chi lo ha fatto notare, a partire dal deputato Gianfranco Librandi. 

“Mauro, che grazie a Monti e’ diventato prima capogruppo al Senato, poi ‘saggio’ e infine Ministro, dovrebbe essere in prima linea a sostenere il progetto di Scelta Civica, distinto e distante da quello di Berlusconi e Alfano (con cui ha pranzato ieri) e di Casini – ha detto –  Anche per rispetto di tutte quelle persone che si stanno impegnando per l’affermazione di una forza diversa da tutte le altre, che non vuole scendere a compromessi con chi ha contribuito negli ultimi 20 anni a rendere l’Italia un Paese peggiore”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →