Leopolda, Renzi chiude col botto “Basta inciuci sì alla riforma della giustizia”

Pubblicato il 27 Ottobre 2013 alle 12:59 Autore: Andrea Turco

Via le province, riforma del titolo V della Costituzione e stop larghe intese. Chiude con il botto la quarta edizione della Leopolda, Matteo Renzi. Lo fa enunciando il suo manifesto programmatico che si basa, come dice lui stesso, su una parola sola: “stupore”. “La politica – spiega – deve tornare ad appassionare. C’è qualcosa di incredibile che migliaia di persone facciano centinaia di chilometri per ascoltarsi e per discutere”. E sulla polemica nata per la mancanza di bandiere Pd sul palco dice “il problema non sono le bandiere. Sono le croci sulle schede con il simbolo Pd. Questo è l’obiettivo, possibile che non lo capiscano?”.

La sinistra che non cambia di chiama destra – Renzi vuole cambiare il modo di intendere la politica. E lo dice apertamente. Non ci sono più temi di sinistra e temi di destra. Ma giusti e sbagliati. “Un imprenditore che crea ricchezza non lo fa per il quattrino. Lo fa per creare lavoro. Sono di destra perchè dico che è un eroe? Io credo che sei di sinistra se c’è un posto di lavoro in più , non uno in meno”.

Berlusconi – Il sindaco di Firenze mette da parte Silvio Berlusconi, tornato alla carica con la riedizione di Forza Italia. “Parliamo di futuro per questo non abbiamo parlato di Berlusconi”. “Vorrei anche dire che noi dobbiamo definirci, non possiamo permettere agli altri di definirci”, ha aggiunto “oggi un autorevole esponente del centrodestra che dice ‘io e Alfano non abbiamo litigato, il nostro nemico è Renzi’. Ecco è l’errore che ha fatto la sinistra, di definirsi sulla base del nemico. Noi siamo definiti dai nostri amici, da chi siamo noi, da ciò che vogliamo portare avanti”. Di un’altra cosa Renzi è sicuro, Berlusconi non sarà il suo sfidante in ipotetiche elezioni.

legge elettorale leopolda duemilatredici firenze renzi

Non abbiamo ancora vinto – Renzi cerca di stemperare le attese che lo vedono già vincitore delle prossime primarie al Congresso Pd. “Vincere è un’espressione da non usare in generale. Occhio alla sindrome New Zealand che stava avanti 8-1 e ha perso 9-8. Occhio a chi pensa di avere già vinto, se si vuol vincere si tira fuori l’entusiasmo personale”. E promette: “La prima corrente ad essere rottamata sarà quella dei renziani. Basta steccati all’interno del partito”. E se dovesse vincere, quali saranno i punti principali su cui sarà imperniato il suo lavoro da segretario? “Italia, Europa, lavoro, educazione quattro punti a cui corrisponderanno quattro iniziative concrete se guideremo noi il Pd. Quattro punti accomunati dall’idea di semplicità”.

Riforme da fare – Renzi illustra le riforme da fare “subito”. Via le province, modifica del titolo V della Costituzione e del sistema elettorale. “I giornalisti vogliono sapere se difendo il porcellum o il porcellinum, la versione modificata del porcellum. Diciamo le cose semplici: la legge elettorale che funziona è quella dei sindaci. Dove dai a uno il compito di rappresentarti, e se funziona bene. Se no, va a casa. Non ci sono inciuci”. E riforma anche della giustizia. “La riforma della giustizia ce la chiedono anche tantissimi magistrati che si impegnano, lavorano, rischiano la vita. Basta con il dibattito sulla riforma ad personam”.

Commissione dei bischeri – “Non siamo ingrifati nel dire agli italiani che bisogna tornare a votare. Ma bisogna essere concreti e seri. Per verificare se le cose si fanno non ci vuole la commissione dei saggi. Io propongo quella dei bischeri per verificare alcune questioni”.

Italia e Ue –  “Bisogna rimettere in discussione i parametri Ue”. Ma, ha avvertito Renzi, “solo dopo che avremo dimostrato che l’Italia a casa propria sta affrontare i problemi”. Bisogna “rimettere in ordine il debito pubblico non perchè ce lo chiede la Merkel, ma perchè lo dobbiamo ai nostri figli”. E sulla questione immigrati chiosa “Non posso vedere più gli appelli dell’Europarlamento contro la Bossi-Fini; l’Europa non può fare appelli, mandi le navi insieme a noi a pattugliare il Mediterraneo e si faccia carico dell’emergenza sociale”.

L'autore: Andrea Turco

Classe 1986, dopo alcune esperienze presso le redazioni di Radio Italia, Libero Quotidiano e OmniMilano approda a Termometro Politico.. Dal gennaio 2014 collabora con il portale d'informazione Smartweek. Su Twitter è @andreaturcomi
Tutti gli articoli di Andrea Turco →