Cosa cambia a Trento e Bolzano

Pubblicato il 28 Ottobre 2013 alle 21:14 Autore: Livio Ricciardelli

Se non fossero provincie autonome potremo dire che le elezioni provinciali di Trento e Bolzano sono state le prime elezioni in Italia post-Legge di Stabilità: si è votato infatti in un solo giorno, come previsto dalle nuove norme in materia economica volute dal governo Letta. Due provincie autonome e confinanti ma molto diverse tra loro: sia dal punto di vista istituzionale sia dal punto di vista strettamente elettorale. Partiamo da Trento: il centrosinistra si presentava unito (se escludiamo Sel) in sostegno al suo candidato, risultato vincente, Ugo Rossi. In questo quadro il centrosinistra si è aggiudicato il 58.12% dei consensi vincendo nettamente la competizione provinciale.

Il Partito Democratico si conferma primo partito col 22.07% ma il vero dato politico e il record storico registrato dal PATT (Partito Autonomista Trentino Tirolese) forza politica che indicava il candidato alla presidenza e che si è attestata sul 17.55%. Perde smalto l’Unione per il Trentino, il movimento politico creato da Lorenzo Dellai in polemica (seppur in un quadro d’alleanze) col Pd nel 2008: il nome dell’ex presidente della provincia non è riuscito a far schiodare il suo movimento dal 13.33%. Il centrosinistra trentino dunque si trova in uno scenario del tutto inedito in Italia dove l’alleanza è retta da tre formazioni politica (Pd, PATT e UpT) staccate tra di loro da meno del 10%. Il centrodestra invece si è presentato diviso e debole a questo appuntamento elettorale. Soprattutto se confrontiamo il dato di quest’anno con quello di Sergio Divina nel 2008, quando l’ex responsabile esteri della Lega Nord era sostenuto da tutta la coalizione. Il centrodestra “tradizionale” ha candidato Diego Mosna non arrivando al 20% dei consensi.

La Lega Nord sosteneva la corsa di Maurizio Fugatti (6.59%), Fratelli d’Italia quella di Cristiano De Eccher (1.54%) e il Mir di Giampiero Samorì quella di Giuseppe Filippin (0.43%). Rossi dunque è il primo presidente di provincia del PATT e delinea uno scenario in cui sono tre presidenti di provincie autonome o regioni che in un modo o nell’altro si rifanno alla tradizione politica dell’autonomismo in Italia. Il centrosinistra unito dimostra una forza ben maggiore rispetto a quella del 2008 mentre il centrodestra ha dimostrato di non aver ancora trovato una sua fisionomia interna rispetto al sistema politico di cinque anni fa. Per quanto riguarda Bolzano: il grande tema di quella che, assieme alle elezioni valdostani, è la più “proporzionalistica” tra le elezioni locali era quanto avrebbe preso la Svp.

Il Partito Popolare Sudtirolese è da sempre il partito di maggioranza della provincia e solo raramente si è limitato ad ottenere la maggioranza relativa. Il dato politico è che il partito che fu di Silvius Magnago si attesta sul 45.70% delle preferenze. Se consideriamo gli ultimi dieci anni il movimento che cura gli interessi della cittadinanza italiana di madrelingua tedesca ha perso quasi il 10% dei consensi (almeno a livello locale). Una tendenza che sul piano nazionale ha però ha subito una svolta in occasione delle ultime politiche del febbraio 2013 quando la Svp ha ampiamente superato il suo minimo storico rappresentato dal 44% delle politiche 2008 (quando i popolari dell’Alto Adige decisero di “non fare campagna elettorale” per non danneggiare la corsa solitaria del Pd alle politiche). L’elemento comunque interessante è che le forze che in un modo o nell’altro sono riconducibili al centrosinistra a livello nazionale ottengono una maggioranza schiacciante che addirittura supera il 58.12% della provincia di Trento.

Se infatti sommiamo i voti della Svp, Grune – Sel e Pd (ovvero tutte formazioni facente parti della vecchia coalizione di “Italia. Bene Comune) le percentuali sfiorano l’63%! In un quadro di questo tipo pieno zeppo di curiosità politiche (Scelta Civica che si presenta alle elezioni e i Comunisti Italiani che si presentano separatamente da Rifondazione Comunista) fa riflettere il bassissimo risultato della lista unitaria “Forza Italia – Lega Nord – Team Autonomie” che arriva appena al 2.50%. Dato che ci ricorda come quella bella foto di Umberto Bossi che gioca a dama davanti a pedine ognuna col nome di un diverso partito, presente nel libro “Il Vento del Nord” del compianto Guido Passalacqua, sia quanto mai attuale. Perché tra quelle pedine, tra il Pds, la Dc e addirittura i Radicali, c’erano anche la “pedina Svp”. Partito roccaforte che il profeta dell’”autonomismo del cuore” di salvatoriana memoria aveva cercato più volte di scalfire, ma invano. Elevando il Partito Popolare SudTirolese al ruolo di più grande nemico del Carroccio, assieme all’Msi – Destra Nazionale.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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