Berlusconi, gli “innovatori” scrivono a Grasso “Il voto sul Cavaliere sia segreto”

Pubblicato il 31 Ottobre 2013 alle 18:16 Autore: Andrea Turco

La decisione della Giunta per il Regolamento di votare a scrutinio palese per la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi ha suscitato un coro indignato da parte dell’intero Pdl. Tanto che 22 senatori pidiellini che si autodefiniscono “innovatori” hanno firmato un appello rivolto al presidente del Senato, Piero Grasso, affinchè il voto sulla decadenza da senatore del Cavaliere in Aula a palazzo Madama si svolga a scrutinio segreto. I governativi chiedono a Grasso di “assumere le decisioni che il regolamento le assegna per garantire il rispetto delle regole di votazione – e dunque la legalità dei nostri lavori – disattendendo il parere non vincolante della Giunta così come il comma 5 dell’articolo 113 le consente di fare”.

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Il documento –  L’appello, lanciato da Luigi Compagna primo firmatario, Piero Aiello, Andrea Augello, Laura Bianconi, Giovanni Bilardi, Antonio Stefano Caridi, Federica Chiavaroli, Francesco Colucci, Nico D’Ascola, Roberto Formigoni, Antonio Gentile, Carlo Giovanardi, Marcello Gualdani, Giuseppe Marinello, Bruno Mancuso, Paolo Naccarato, Giuseppe Pagano, Luciano Rossi, Maurizio Sacconi, Francesco Scoma, Salvatore Torrisi e Guido Viceconte (e condiviso dal ministro Quagliariello che non lo ha formalmente sottoscritto per rispetto dell’autonomia parlamentare) è aperto all’adesione di tutti i colleghi senatori che ne condividano i contenuti.

Di seguito il testo integrale: “Il parere della Giunta per il regolamento del Senato sul voto palese, oltrechè tecnicamente infondato, contravviene alle regole della correttezza istituzionale- scrivono i senatori- Non vi può essere infatti alcun dubbio sul fatto che il tipo di votazione in esame riguardi una persona e che dunque, ai sensi del terzo comma dell’articolo 113 del regolamento, debba avvenire a scrutinio segreto. Tale regola consolidata rappresenta un argine contro il rischio che delicate questioni che riguardano singoli senatori e non coinvolgono in alcun modo l’indirizzo politico del Senato e quindi la dialettica fra maggioranza e opposizione e fra le forze politiche, possano essere risolte sulla base degli schieramenti parlamentari senza alcuna considerazione del merito specifico delle stesse. Ed è proprio per tali ragioni che il regolamento prevede un meccanismo di votazione idoneo a garantire a ciascun senatore la necessaria libertà di coscienza”

“Del tutto speciosa- proseguono- appare l’argomentazione addotta dalla Giunta, secondo la quale, rappresentando un prerogativa dell’organo parlamentare a tutela della legittimità della propria composizione in forza dell’articolo 66 della Costituzione, la deliberazione in oggetto non riguarderebbe singole persone e non ricadrebbe come tale nella previsione dell’articolo 113, comma terzo del regolamento. Se infatti la premessa di tale ragionamento può apparire in se’ corretta, non può parimenti essere negato che tale deliberazione riguardi direttamente una persona: come tale, non può che essere adottata a scrutinio segreto. Del resto, il dettato regolamentare è inequivoco nel prescrivere la votazione segreta in tutti i casi di votazioni “comunque” riguardanti persone, con ciò chiaramente intendendo che la coesistenza di altri profili (ad esempio la composizione del Senato) non esime dall’obbligo di scrutinio segreto quando la deliberazione abbia ad oggetto una persona. Una conferma di tale linea interpretativa si può rinvenire nei precedenti su fattispecie analoghe anche se non identiche, atteso che la legge in forza della quale viene sottoposta al voto una proposta di mancata convalida è alla sua prima applicazione parlamentare (si considerino ad esempio le votazioni sulle dimissioni di senatori, che sicuramente riguardano la composizione dell’organo ma sono comunque relative a persone)”. “A tali argomentazioni di ordine giuridico si aggiunga l’evidente inopportunità di invertire una prassi consolidata e fondata sulla lettera e sullo spirito del nostro regolamento in virtù di un parere espresso dalla Giunta a strettissima maggioranza e sulla base di considerazioni meramente politiche. Per tutte queste ragioni, noi sottoscritti senatori le chiediamo di assumere le decisioni che il regolamento le assegna per garantire il rispetto delle regole di votazione – e dunque la legalità dei nostri lavori – disattendendo il parere non vincolante della Giunta così come il comma 5 dell’articolo 113 le consente di fare”, concludono i senatori.

L'autore: Andrea Turco

Classe 1986, dopo alcune esperienze presso le redazioni di Radio Italia, Libero Quotidiano e OmniMilano approda a Termometro Politico.. Dal gennaio 2014 collabora con il portale d'informazione Smartweek. Su Twitter è @andreaturcomi
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