Lega Nord, ultime ore per candidarsi

Pubblicato il 10 Novembre 2013 alle 18:40 Autore: Gabriele Maestri
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Giovani noti e rampanti, nuove leve poco conosciute e leghisti della prim’ora stanno per contendersi la guida del Carroccio. Scadrà infatti domani alle ore 12 il termine per le pre-candidature alla segreteria federale della Lega Nord: i candidati entro quell’ora dovranno presentare nell’ufficio di Roberto Calderoli i moduli di autorizzazione alla raccolta firme, sottoscrizioni che ciascuno di loro dovrà raccogliere – tra le 1000 e le 1500 – per potersi sottoporre al voto dei militanti.

Al momento le candidature ufficiali per succedere a Roberto Maroni sono quattro e, tra esse, mancano ancora quelle su cui si è discusso di più nelle settimane scorse. Il meno quotato al momento sembra Roberto Stefanazzi, 37 anni, consigliere comunale di Vizzola Ticino, in provincia di Varese. Qualche possibilità in più (ma giusto qualche) l’avrebbero i due bolognesi quasi coetanei Gianluca Pini (vicecapogruppo alla Camera, un tempo maroniano e ora considerato “eretico” da alcuni) e Manes Bernardini, consigliere regionale in Emilia-Romagna e già candidato sindaco a Bologna per la Lega.

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Diverso è il discorso per il 72enne Umberto Bossi, fondatore della Lega che, contro a ogni previsione, ha consegnato per primo la sua pre-candidatura lunedì. Non ha mancato in quell’occasione di attaccare per l’ennesima volta la segreteria di Maroni (un tempo suo delfino), sottolineando che “in questo momento la Lega e’ troppo ridotta male, per cui occorre un segretario che metta tutti d’accordo”. Lui, per esempio.

Salvini (Lega Nord)

Il fatto è che tutti aspettano di vedere cosa accadrà nelle prossime ore, tenendo gli occhi su chi presenterà la documentazione “in zona Cesarini”. Magari senza l’idea di concorrere davvero, ma se non altro per piantare una bandierina e dimostrare la propria esistenza. L’attenzione, però, è tutta per il favorito in assoluto, Matteo Salvini, vice di Roberto Maroni, europarlamentare e segretario della Lega Lombarda. Ma anche per Flavio Tosi, sindaco di Verona e vicesegretario anch’egli, che si è reso disponibile più volte per una “candidatura unitaria” alla segreteria (salvo spegnere la fiamma dicendo. “Ma il candidato unitario, immagino, non sarò io”).

Flavio Tosi

La questione è molto delicata: se Salvini consegnerà quasi certamente a ridosso della scadenza la sua pre-candidatura, c’è chi pensa che l’eventuale disponibilità di Tosi possa servire a far “spaccare” la platea dei votanti per convincere il capogruppo alla Camera (ed ex segretario della Lega Lombarda) Giancarlo Giorgetti a presentarsi come candidato unitario. Anche se lui dice che a via Bellerio non pensa proprio. In compenso, la discesa in campo di Tosi non piacerebbe ai sostenitori del governatore Luca Zaia e non si sa come la base leghista potrebbe prendere un duello in salsa verde tra i “giovani” Salvini e Tosi.

Nel frattempo altri nomi sono usciti, anche se forse non sono destinati a durare, ma tutti o quasi in funzione anti-Salvini: si parla ad esempio del presidente del Copasir Giacomo Stucchi o addirittura di una vecchia gloria leghista come il trentino Erminio Boso “Obelix”, principe degli euroscettici contrario al “partito da salotto”. L’elezione diretta del segretario – cui potranno partecipare i militanti con almeno un anno di anzianità – avverrà nelle 54 sezioni provinciali il 7 dicembre (spoglio e ratifica dell’esito una settimana dopo al Lingotto di Torino): lì sarà la resa dei conti.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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