Dove osano i falchetti: “Napolitano legittimò le stragi dei comunisti”

Pubblicato il 14 Novembre 2013 alle 19:38 Autore: Gabriele Maestri
andrea luca zappacosta falchetti

Viene quasi da rimpiangere Snoopy, che quando indossava gli occhialoni neri e si trasformava in Joe Falchetto per lo meno faceva sorridere senza inquietare. Oggi, invece, i falchetti crescono con un piede già in Forza Italia (loro che del Pdl prendono giusto la coda) e, invece che atteggiarsi a studenti sfaccendati, sono allevati da una Pitonessa, difendono il Cavaliere e, a quanto pare, fanno notizia. E non per motivi zoologici.

Lo dimostra Luca Zappacosta, 19 anni, componente (assieme al fratello Andrea) della pletora di giovani che la pizia Daniela Garnero già Santanchè ha arruolato per preparare il futuro prossimo e venturo di Forza Italia. Intervistato dalla Zanzara su Radio24, tiene subito a fare una precisazione sul nome: “Falchetti? Se significa non seguire la linea di Alfano allora va bene, ma il termine più corretto è santanchiani. Noi ci riconosciamo nella linea della Santanchè“.

andrea zappacosta luca zappacosta berlusconi falchetti

Andrea e Luca Zappacosta, “falchetti”

Può essere che sia la prima intervista della sua vita, ma il fiato non gli manca, il curaro per le frecce neppure. Ne ha per tutti, Zappacosta, per gli avversari di ieri e di oggi: lealisti e falchi maggiori a parte, tutti hanno qualche colpa da scontare. A partire da Napo Orso Capo, la cui “caratura morale” sfugge al giovane falco (pardon, santanchiano). “Napolitano legittimò le stragi dei comunisti – osserva -. Aveva promesso la pacificazione. Non c’è stata”.

napolitano falchetti

Le frecce più appuntite, naturalmente, sono destinate ai reprobi, ad ex campioni di berlusconismo, forzitalismo e pidiellismo di cui i falchetti (pardon, santanchiani… che è maledettamente difficile da pronunciare però) probabilmente non hanno fatto in tempo a conoscere i fasti e che ora sono i peggiori nemici da combattere.

Quella di Zappacosta sembra una balestra automatica, caricata a ripetizione. “Alfano? E’ il Giuda per definizione, un subdolo. Schifani? Mi ha deluso, anche lui è pronto ad abbandonare Berlusconi. Formigoni? Sono tutti ingrati, lui è un plurinquisito che si trova in Senato, tutelato grazie al marchio Berlusconi. Fa ridere che faccia anche lui la morale. Quagliariello? Una persona comica. Puntano solo alla poltrona, perché i dati sono tutti contro il governo“.

berlusconi alfano falchetti

Chi si salva? Giusto Verdini, che ovviamente è un falco: “Senza dubbio è una persona più rispettabile, più onesta e più leale a livello politico di Alfano, Lupi e gli altri”. E, naturalmente, si salva lui, il Cavaliere. La sua è una salvezza senza appello: “Berlusconi è stato senza dubbio, dati alla mano, il più grande presidente del Consiglio dal dopoguerra. Quelli di sinistra che ho conosciuto sono vittime della macchina del fango rivolta contro il presidente Berlusconi”.

Non si fanno prendere dai dubbi, questi falchetti (pardon, santanchiani), quando si tratta di condannare o osannare qualcuno. Nemmeno nel tentare la conversione della fidanzata, nell’eventualità che fosse stata scelta nella metà sinistra dell’altra metà del cielo. Dove, a quanto pare, osano volare anche i falchetti come Zappacosta.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →