Il Pd sul caso Cancellieri: “Valuti le dimissioni” ma i big frenano Civati

Pubblicato il 18 Novembre 2013 alle 11:08 Autore: Gabriele Maestri
Pd sul caso Cancellieri

Domani forse si chiarirà almeno in parte la situazione che vive il Pd sul caso Cancellieri. E se le persone più vicine ai due candidati in vantaggio per la corsa alla segreteria, Renzi e Cuperlo, non accolgono con piacere l’annuncio di Pippo Civati sulla mozione di sfiducia individuale che presenterà domani all’assemblea del partito, quasi tutti i dem che contano invitano la ministra a farsi da parte.

Non ha dubbi Matteo Renzi: “La Cancellieri si deve dimettere”, ma la richiesta formale di dimissioni (come pure ogni altro passaggio) va deciso all’interno del partito. Si sbilancia parzialmente il viceministro Stefano Fassina, dicendo che “E’ evidente che il rapporto con il ministro si è incrinato e una valutazione va fatta”; subito dopo però bacchetta Civati, perché “deve ricordarsi che fa parte di un partito e che decisioni così rilevanti si prendono insieme”. Anche Roberto Giachetti, intervistato da RaiNews24, coglie l’invito di Renzi, ma nota che se quella fosse la posizione del partito, sarebbe inopportuno presentare una mozione di sfiducia.

fassina Pd sul caso Cancellieri

Che nel Pd siano in molti a volere le dimissioni “volontarie” della ministra – che eviterebbero al partito di dilaniarsi ulteriormente nel pieno del percorso congressuale – è chiaro dalle dichiarazioni che circolano: “Al Gruppo dirò che la Cancellieri deve dimettersi” assicura la renziana Maria Elena Boschi, mentre Debora Serracchiani parla di situazione “imbarazzante”. Si espone di più Laura Puppato, sposando la linea Civati: “Mi chiedo cosa aspettiamo come Pd. La mozione la dobbiamo presentare noi. Senza se e senza ma. Il Pd deve uscire dall’equivoco e lo devono fare Letta, Epifani e i candidati alle primarie”.

Dall’area Cuperlo invece frenano, puntando a una previa discussione interna, da trasformare in un invito, informale ma non larvato, alla ministra affinché lasci il suo incarico; tutto questo senza dimenticare che Letta ha per ora “blindato” la Cancellieri. Civati, però, non ci sta a passare per “indisciplinato”: “Io sarei quello strano del Pd perché dico certe cose. Il bello è che le dicono e dichiarano tutti, solo che poi cambiano idea”.

civati Pd sul caso Cancellieri

Oggi sulla Stampa ribadisce: “Tutti, da Renzi a Pittella e a Cuperlo, sono d’accordo con me che il ministro di Giustizia dovrebbe fare un passo indietro. Chiedo coerenza e non accetto comportamenti ipocriti”. “La Cancellieri – aggiunge sul blog – ha sempre detto che nel caso in cui si accorgesse che fosse venuta meno la fiducia di un partito della maggioranza, ne avrebbe tratto le conseguenze. Se martedì saranno raccolte le 60 firme in calce alla mia mozione di sfiducia, allora Annamaria Cancellieri dovrebbe fare un passo indietro“.

La questione del “rimpasto”, però, è tutt’altro che chiusa, anche perché sul tavolo resta il caso di Mario Mauro, dopo che il ministro di fatto ha abbandonato Scelta civica all’assemblea del fine settimana e il nuovo segretario, Stefania Giannini, non ha negato che potrebbe essere chiesta la sua sostituzione. Quanto a Monti, ospite a Omnibus, non ha voluto anticipare il suo voto sulla mozione di sfiducia del M5S, ma sull’ipotesi che la Cancellieri possa essere sostituita con Michele Vietti, ora vicepresidente del Csm e già sottosegretario alla giustizia, è netto: “Ho grande stima di Michele Vietti, ma credo che facendo parte dell’Udc ci sarebbe un problema di asimmetria nella rappresentanza di governo“.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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