Kenya: giustizia, potere e diritti umani

Pubblicato il 19 Novembre 2013 alle 12:36 Autore: Raffaele Masto
Kenyatta

Kenya: giustizia, potere e diritti umani

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha respinto la richiesta dell’Unione Africana di sospendere per un anno i processi a carico del Presidente keniano, Uhuru Kenyatta, e del suo vice, William Ruto, accusati di crimini contro l’umanità.

La risoluzione era sostenuta dal Rwanda, dalla Russia, dalla Cina e da altri paesi africani e ha ricevuto sette voti favorevoli e otto astensioni, sui 15 rappresentanti dell’organismo. Per passare avrebbe avuto bisogno di nove voti su 15.

Eletti a marzo, Kenyatta e Ruto sono i primi politici tuttora in carica ad essere perseguiti dalla giustizia internazionale. Sulla base della loro vicenda l’Unione Africana ha accusato la Corte penale internazionale e i giudici dell’Aia di “razzismo” e di perseguire solo personalità africane.

Kenyatta e Ruto sono accusati di aver ordito e fomentato le violenze, a sfondo confessionale e politico che – tra il dicembre 2007 e il febbraio 2008 – causarono 1300 vittime e oltre trecentomila sfollati in Kenya. Presidente e vicepresidente all’epoca dei fatti si trovavano su schieramenti politici opposti.

Oggi, dopo una vittoria elettorale in tandem a marzo, Ruto si è visto confermare l’accusa di crimini contro l’umanità in un processo che si è aperto poche settimane fa. Kenyatta –anch’egli perseguito con lo stesso capo d’imputazione – è in attesa di processo il prossimo 5 febbraio 2014.

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Sulla vicenda è il caso di fare alcune riflessioni. La prima è che l’Unione Africana si è appiattita sulla richiesta di solidarietà avanzata dal Kenya perché gran parte dei paesi che ne sono membri hanno presidenti (in carica ben oltre i loro mandati e protagonisti di spietate repressioni interne nei confronti dei loro oppositori) che potrebbero essere accusati, in futuro, degli stessi crimini e potrebbero avere bisogno della stessa solidarietà. Insomma, una posizione, come si dice, “a buon rendere….”.

La seconda riflessione riguarda alleanze ed equilibri interni al continente e con le potenze emergenti da una parte, e quelle tradizionali dall’altra. Lo schieramento che ha appoggiato la richiesta dell’Unione Africana in Consiglio di Sicurezza dell’Onu è significativo. Oltre ai paesi africani la Cina, la Russia e il Pakistan.

Insomma Cina e Russia che, con la minaccia di porre il veto, continuano a salvare da provvedimenti dell’Onu dittatori come il sudanese Omar Al Bachir e l’inossidabile padre padrone dello Zimbabwe Robert Mugabe, ora hanno prestato il loro potere da paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza anche a un paese come il Kenya, un tempo paese molto vicino all’Occidente e sede di molte agenzie umanitarie dell’Onu.

Ecco. La Cina e gli altri paesi emergenti si dimostrano potenze molto amiche dell’Africa. Ma delle sue classi politiche al potere, non certo delle popolazioni.

L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
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