La storia di Marco Giampaolo, vittima del calcio malato

Pubblicato il 19 Novembre 2013 alle 10:45 Autore: Redazione
Marco Giampaolo fuggito da Brescia

Dopo il pomeriggio di follia del derby Salernitana-Nocerina e le parole del premier Enrico Letta, che ha dichiarato “tolleranza zero” per tali episodi, è tornato alla ribalta un argomento da sempre delicato. E’ il rapporto, a tratti oscuro, tra le società ed il tifo organizzato, per intenderci quello che riempie le curve ogni domenica. Un rapporto fatto anche di scioperi del tifo e di manifestazioni che talvolta possono sfociare in attimi di autentica guerriglia urbana. Ma nel nostro calcio sempre più malato può davvero capitare di tutto: è il caso di Marco Giampaolo, che sembrava addirittura scomparso da Brescia dopo un lungo e acceso confronto con i tifosi delle Rondinelle.  Al quotidiano La Repubblica il tecnico abruzzese racconta quei giorni difficili.

Giampaolo diventa allenatore del Brescia il 2 luglio 2013 quando già il clima non è dei migliori: gli ultras contestano il presidente Corioni per non avere riconfermato, dopo la strepitosa cavalcata playoff, Alessandro Calori sulla panchina bresciana. Inoltre l’ambiente non accetta uno dei componenti dello staff di Giampaolo, l’ex giocatore atalantino Fabio Gallo, scelto dal neo tecnico come suo vice. Pochi giorni dopo viene organizzato dalla Digos un incontro tra il vice allenatore bresciano e gli ultras:  viene ribadito che a Brescia Fabio Gallo non deve lavorare per il suo passato all’Atalanta, squadra odiata dai bresciani, e lui, per non creare ulteriori problemi, si dimette dall’incarico.

Il giorno della presentazione di Marco Giampaolo

Il giorno della presentazione di Marco Giampaolo

Giampaolo, invece, decide di rimanere “per il debito di riconoscenza verso il ds Iaconi e anche perché, a suo dire, la rosa è adeguata a soddisfare le richieste della società, ovvero una salvezza tranquilla il primo anno e la promozione il secondo. Brescia è però una piazza molto ambiziosa e la dirigenza promette, sulle ali dell’entusiasmo e per riaccendere la passione dei tifosi, la promozione in A da subito, al primo tentativo.

La tifoseria, dunque, si aspetta una squadra al vertice del campionato cadetto, ma i risultati tardano ad arrivare e la sconfitta in casa contro il Crotone fa calare ulteriormente la fiducia nei confronti dell’allenatore di Giulianova. A fine partita la tensione cresce e gli ultras pretendono un incontro immediato con il tecnico, in uno dei locali della Polizia di Stato all’interno del Rigamonti. Ad aspettare Giampaolo ci sono una decina di tifosi che, fin da subito, iniziano a criticarlo sui metodi d’allenamento oltre che sulle scelte dei suoi collaboratori.

"E' una questione di dignità"

“E’ una questione di dignità”

Dopo questo incontro, vissuto come “un’umiliazione assurda”, il tecnico decide di rassegnare le dimissioni dopo solo tre mesi sulla panchina del Brescia. L’allenatore ha preferito anteporre la propria dignità alla carriera denunciando un insensato fenomeno che, purtroppo, sta prendendo sempre più piede nel calcio italiano. Chi dimostrerà lo stesso coraggio di Marco Giampaolo?

 Lorenzo Caporale

L'autore: Redazione

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