Montecitorio, continua la protesta degli allevatori di Coldiretti

Pubblicato il 5 Dicembre 2013 alle 17:00 Autore: Lorenzo Cini
coldiretti

Montecitorio, continua la protesta degli allevatori di Coldiretti

All’indomani della manifestazione di ieri che ha bloccato la frontiera del Brennero, continuano le proteste di Coldiretti in difesa del Made in Italy. Nella giornata di oggi gli allevatori e gli agricoltori sono scesi in piazza a Montecitorio dove hanno portato i propri maiali per sensibilizzare i parlamentari e i cittadini sul problema della concorrenza sleale che danneggia i prodotti nostrani. Gli allevatori hanno denunciato la scomparsa dal territorio nazionale di 615mila maiali solo nell’ultimo anno, “sfrattati dalle importazioni dall’estero per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualità”. Proprio per questo motivo hanno chiesto ai politici di attuare provvedimenti concreti per sostenere gli allevamenti italiani e difenderli dalle imitazioni provenienti dall’estero.

coldireti

Le manifestazioni di oggi a Montecitorio e di ieri al Brennero rientrano nell’ambito della mobilitazione generale “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” organizzata da Coldiretti, che ha l’obiettivo di portare all’attenzione dell’opinione pubblica la questione dei prodotti provenienti dall’estero spacciati per Made in Italy. Molti agricoltori e allevatori italiani, infatti, si trovano in grande difficoltà a causa della concorrenza sleale dei prodotti di bassa qualità importati dall’estero e poi venduti con l’etichetta del Made in Italy. Secondo le stime di Coldiretti, sarebbero oltre 30 mila le stalle e le aziende agricole costrette a chiudere proprio per questo motivo. In base alle attuali norme sull’etichettatura “un terzo della produzione dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati come Made in Italy contiene materie prime straniere”, spiega Roberto Moncalvo, presidente nazionale di Coldiretti. “Gli inganni riguardano, per esempio, 2 prosciutti su 3 venduti come nostrani ma fatti con maiali allevati altrove e un terzo della pasta, ottenuta da grano non coltivato qui”.

 

Lorenzo Cini