Anche per il governo ora i figli sono tutti uguali

Pubblicato il 13 Dicembre 2013 alle 21:10 Autore: Gabriele Maestri
i figli sono tutti uguali

Anche per il governo ora i figli sono tutti uguali

Un primo passo era stato fatto a luglio, ora ci dovrebbe essere l’ultimo: il Consiglio dei ministri ha approvato oggi un decreto legislativo che, intervenendo sulle disposizioni relative alla filiazione, cancella ogni differenza tra i figli nati dentro o fuori dal matrimonio, eliminando allo stesso tempo dal codice civile ogni aggettivazione che comporti “possibili forme di discriminazione”. Per Letta “si toglie dal codice civile qualunque aggettivazione alla parola figli: da adesso in poi saranno tutti figli e basta”.

Il testo, predisposto dalla Commissione istituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri presieduta da Cesare Massimo Bianca (uno dei massimi studiosi di diritto civile), stabilisce “l’introduzione del principio dell’unicità dello stato di figlio, anche adottivo, e conseguentemente l’eliminazione dei riferimenti presenti nelle norme ai figli ‘legittimi’ e ai figli ‘naturali’ e la sostituzione degli stessi con quello di ‘figlio'”.

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Molte differenze, in realtà, erano già state cancellare con il tempo, ma qualcosa era rimasto e ora di fatto viene demolito: ad esempio, ora chi nasce fuori dal matrimonio ha diritti successori verso tutti i parenti e non solo verso i genitori; cambiano le norme di diritto internazionale privato per aderire al principio della “unificazione dello stato di figlio”. Nello stesso decreto legislativo si riconosce un ruolo determinante ai nonni (cui viene riconosciuto il diritto di “mantenere rapporti significativi con i minori”) e si dismette un concetto storico e un po’ frusto come quello di “potestà genitoriale”, sostituendolo con “responsabilità genitoriale”.

Si è colta anche l’occasione per recepire la giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione in materia di disconoscimento di paternità, limitando a cinque anni dalla nascita i termini per proporre l’azione di disconoscimento; sono invece aumentati a dieci anni i termini entro i quali i figli nati fuori dal matrimonio possono accettare una eredità (e soprattutto si cancella del tutto un altro dei residui della vecchia impostazione del codice, che prevedeva la possibilità per i figli legittimi di “liquidare” con una somma di denaro o determinati beni immobili l’eredità dei figli naturali, a meno che non si opponessero).

Da ultimo, si approfitta dell’intervento normativo per Introdurre e disciplinare l’ascolto dei minori, se capaci di discernimento, all’interno dei procedimenti che li riguardano.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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