Vacilla l’impero dello zar

Pubblicato il 13 Dicembre 2011 alle 09:27 Autore: Matteo Patané
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Le elezioni parlamentari russe per il rinnovo della Duma, tenutesi il 4 dicembre 2011, costituiscono uno snodo epocale nella storia del gigante euroasiatico: sebbene il partito di Putin e Medvedev, Russia Unita, sia ancora di gran lunga la prima formazione del Paese e abbia conquistato la maggioranza assoluta dei seggi, il crollo verticale avuto da questa formazione rispetto alle precedenti elezioni del 2007 apre scenari nuovi nella politica della Federazione, che potrebbero portare grosse soprese già dal prossimo appuntamento elettorale.

Risultati delle elezioni legislative russe 2011

Il primo dato rilevante riguarda l’affluenza alle urne: si sono recati al voto, con il 99% delle schede scrutinate 65.665.259 elettori, con un’affluenza tra il 60% ed il 61%. Il dato risulta in calo rispetto al 2007, quando si recarono alle urne oltre sessantanove milioni di cittadini russi, con un’affluenza di poco inferiore al 64%.
Una diminuzione tutto sommato moderata in termini percentuali, che l’analisi dell’andamento dei partiti consentirà di inquadrare in maniera piuttosto precisa all’interno di un contesto di progressiva disaffezione politica verso il governo in carica.

I partiti dentro la Duma erano quattro nel 2007 e restano quattro nel 2011, disegnando uno scenario politico piuttosto semplice: da destra a sinistra, il Partito Liberal-democratico di Zhirinovski, Russia Unita di Putin e Medvedev, Russia Giusta di Levichev, ed infine il Partito Comunista della Federazione Russa di Zyuganov.
Ciò che tuttavia cambia drasticamente rispetto al 2007 sono le proporzioni tra le formazioni, che vedono di fatto una Duma profondamente rinnovata.

Composizione della Duma dopo
le elezioni legislative 2011

Il parlamento russo conta 450 seggi, assegnati attraverso un sistema proporzionale con una soglia di sbarramento piuttosto elevata. Partecipano infatti alla spartizione proporzionale dei seggi solo i partiti che superano il 7% delle preferenze, ed è inoltre garantito un diritto di tribuna per i partiti che si attestano tra il 5% ed il 6% (un seggio) e quelli che raggiungono un risultato tra il 6% ed il 7% (due seggi).
La durezza della soglia di accesso è rimarcata dal fatto che il sistema elettorale non prevede la dichiarazione di coalizioni, costringendo ogni partito a correre con i propri mezzi.

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Ai blocchi di partenza si presentavano sette formazioni, da destra a sinistra:

  • Partito Liberal-democratico di Russia, di stampo nazionalista e xenofobo
  • Russia Unita, conservaotre di impronta nazionalista e populista
  • Giusta Causa, formazione conservatrice
  • Partito Democratico “Jabloko”, partito liberale ed europeista
  • Russia Giusta, di vocazione socialdemocratica
  • Patrioti della Russia, formazione di sinistra nazionalista
  • Partito Comunista della Federazione Russa, erede del PCUS

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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