Cassa integrazione, sfiorato il miliardo di ore

Pubblicato il 21 Dicembre 2013 alle 19:03 Autore: Redazione
lavoratori in cassa integrazione

Numeri da brivido, quelli che riguardano la cassa integrazione guadagni concessa nei primi undici mesi dell’anno. Alla fine di novembre, infatti, si è arrivati a 990 milioni di ore autorizzate: di tutti i lavoratori interessati, quasi 520mila sono stati “a zero ore” (dunque con la sospensione totale del lavoro), arrivando a un taglio di reddito complessivo di 3,8 miliardi, circa 7300 euro annui a testa in meno.

A dirlo è il rapporto della Cgil di novembre, compilato dall’osservatorio del sindacato a partire dai dati dell’Inps. Ormai è certo che per il terzo anno dal 2010 si supererà la soglia psicologica del miliardo di ore autorizzate in un anno. A voler essere ottimisti a ogni costo, si potrebbe dire che nel 2010 le ore erano state 1,2 miliardi, l’anno scorso 1,1 e quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2012, si è registrato un calo dell’1,41%. In realtà, però, si parla sempre di una cifra mensile che viaggia tra gli 80 e i 90 milioni di ore, concentrate soprattutto nel settore industriale (si arriva a 145 ore per addetto).

cassa integrazione

In più, se si guarda l’evoluzione dell’ultimo mese, si scopre che rispetto a ottobre le ore autorizzate (oltre 110 milioni) hanno fatto un balzo del 21,34%. A voler guardare i dati sul piano territoriale, poi, si scopre che sono le regioni del nord a ricorrere maggiormente alla cassa integrazione: guida la classifica la Lombardia (233,8 milioni di ore dall’inizio dell’anno), poi vengono il Piemonte il Veneto; al centro primeggia il Lazio (68,1 milioni), al sud il dato più grave è in Campania (56,3 milioni di ore). Anche qui le ore sono concentrate soprattutto nel settore meccanico, ma anche nel commercio e nell’edilizia.

Per il  segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada, il 2013 si prepara a essere “l’ennesimo, triste, anno record in termini di ricorso alla cassa integrazione” dall’inizio della crisi, sei anni fa. La sindacalista, tuttavia, è certa che non si abbia “alcuna contezza dello stato di profonda sofferenza in cui versa la gran parte del paese”: lo dimostrerebbero una legge di stabilità inconcludente, la mancanza di strumenti per contrastare la crisi e una riforma degli ammortizzatori sociali volta solo a contenere i costi.

Gabriele Maestri

L'autore: Redazione

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