Lampedusa, bocche cucite

Pubblicato il 23 Dicembre 2013 alle 13:53 Autore: Raffaele Masto

Lampedusa, bocche cucite

L’Italia non riesce proprio a dimostrarsi capace di produrre un’accoglienza umana ai migranti che approdano sulle sue coste e che attraversano i suoi confini. In due mesi siamo riusciti a far vedere al mondo il peggio. La tragedia di Lampedusa, poi le immagini dei migranti lavati con una pompa, infine la protesta delle “bocche cucite”. Immagini scioccanti che ci fanno vergognare, che sono ingenerose per gran parte della popolazione italiana, ma che fanno il giro del mondo. Immagini che nell’opinione pubblica meno informata riproducono l’eterna domanda: “Ma perché vengono qui? Perché lasciano i loro paesi?”.

Risponderemo, ancora una volta. Ma non sarà abbastanza, quelle domande si riproporranno la prossima volta. Credo che sia un problema di disinformazione, credo che anche chi risponde con più competenza, con più elementi a queste domande, alla fine, ometta di dire la cosa più irritante e cioè il fatto che quelle immagini, quelle proteste, quelle “bocche cucite” sono lo specchio del nostro benessere. Mi spiego… anzi vi propongo di convincere a non partire per l’Europa Ahmed, un giovane ventenne del Delta del Niger, regione petrolifera della Nigeria che, prima che vi venissero scoperti ricchi giacimenti di greggio, era un paradiso naturale, un eco sistema unico al mondo: un area grande due/terzi dell’Italia con l’acqua dolce del fiume per l’agricoltura, il mare pescosissimo e il clima dei tropici.

immigrati

Oggi i venti milioni circa di abitanti del Delta non possono più praticare l’agricoltura e nemmeno la pesca perché lo sfruttamento del petrolio ha inquinato tutto il territorio e il greggio non ha portato loro ricchezza, anzi sono le popolazioni più povere di tutta l’Africa Occidentale sebbene galleggino, letteralmente, sul petrolio che porta energia in tutto il mondo ma non nei villaggi del Delta non hanno la luce elettrica, un sistema fognario e nemmeno acqua potabile. Ahmed non ha lavoro, come i suoi genitori e i fratelli, avrebbe voluto andare a scuola. E’ giovane e non si rassegna a non avere una chances nella vita: chi lo convince che è meglio che non parta? Chi lo convince che non ha diritto a sognare e che deve passare la sua vita in un villaggio con la puzza del petrolio e il gas flaring che brucia e scarica fuliggine su tutto?

Banalizzo: è un problema di distribuzione di ricchezza, ma non solo nelle società nazionali dei paesi occidentali ricchi, ma un problema di distribuzione globale. Il nostro benessere (con larghe falle anche qui, ormai)è il frutto di uno sfruttamento che viene da lontano, dalla storia e produce i grandi processi migratori. Oppure, se si vuole usare una spiegazione più forte, possiamo dire che in Italia, per esempio, si vive al di sopra delle nostre possibilità e in Nigeria, nel Delta del Niger, ampiamente al di sotto. Come nei vasi comunicanti Ahmed, con il suo viaggio della speranza, cerca di pareggiare le cose. Voi provate a convincerlo!

L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
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