La verità sui conti del Pd: bilanci rivoltati come un calzino?

Pubblicato il 30 Dicembre 2013 alle 19:43 Autore: Redazione
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La verità sui conti del Pd: bilanci rivoltati come un calzino?

Una due diligence, ossia un’analisi dettagliata e approfondita, per capire quali siano effettivamente le condizioni economiche e finanziarie del Pd. Potrebbe chiederla – in base a quanto scritto ieri dal Corriere – il nuovo tesoriere democratico Francesco Bonifazi, che in base alle prime informazioni che trapelano da Sant’Andrea delle Fratte avrebbe trovato condizioni dei conti e dei bilanci simili a un bollettino di guerra.

Proprio il quotidiano di Ferruccio De Bortoli, attraverso un articolo di ieri, parlava di vari elementi di patologia. A partire dal mancato rispetto dell’accordo di non assumere alcun dipendente tra il 2012 e il 2013, per cui otto persone sarebbero entrate a gennaio come quadri e sarebbero prontamente entrate in Parlamento (stessa cosa accaduta l’anno precedente, in un Pd che conta circa 200 dipendenti, 150 dei quali presenti in sede, per un costo medio annuo di 67 mila euro lordi).

Francesco Bonifazi

Bonifazi però probabilmente vuole vedere chiaro anche nei 958 mila euro di consulenze spesi nel 2012 (entro il 31 ottobre) e altre centinaia di migliaia di euro impiegati per viaggi, servizi, rimborsi e manutenzioni varie (compresi i 327mila euro per la gestione del sito web), come pure nei sei milioni di euro che risulterebbero spesi per la propaganda nel 2012. Si spiegherebbero con queste cifre da capogiro scene – raccontate da dipendenti schermati dall’anonimato – di renziani che a Sant’Andrea delle Fratte si aggirano disperati, dicendo: “Vuoi vedere che l’hanno fatto apposta a lasciarci queste voragini?”. 

Chi nel partito esprime, a vario titolo, il nuovo corso pretende di vederci chiaro: «Non facciamo di tutta un’erba un fascio, in sede molti lavorano e sodo – nota Michele Anzaldi, deputato e dipendente del Pd, di area renziana ma già spin doctor di Francesco Rutelli – ma se è vero quello che emerge dall’articolo, è gravissimo. Si va verso il taglio al finanziamento, stai per dichiarare fallimento e chi se ne va fa trovare le casse vuote? Se è così, è un’azione di guerra, hanno messo le mine sulla pelle dei dipendenti che lavorano davvero e fanno sacrifici”. 

PrimariePd, le parole degli sconfitti Cuperlo e Civati

Pippo Civati, dopo la sconfitta al congresso, per ora è prudente e chiede di convocare una direzione nazionale e propone “un bilancio consolidato di tutto il gruppo, che comprenda federazioni e unioni regionali”, oltre che di ridurre le spese. Lo stesso Civati però punta il faro sulle fondazioni e sui think tank legati ai singoli esponenti democratici: “Vorrei capire se tutti i soggetti collegati al partito, che hanno creato Fondazioni, sono disponibili a uniformarsi alle stesse regole rigorose che ora si chiedono per i partiti”.

E se Antonio Misiani, tesoriere nazionale arrivato subito dopo l’esplosione del “caso Lusi” sulla Margherita, replica al Corriere di avere ridotto i costi, i dipendenti e di avere portato il Pd agli stessi livelli di spesa dei maggiori partiti europei, il suo predecessore veltroniano Mauro Agostini si limita a dire: “Quando abbiamo creato il Pd abbiamo fatto un lavoro splendido e abbiamo lasciato in eredità un gioiellino. Dopo? Non è mai bello criticare chi è venuto dopo di te”.

IMPRESE E POLITICA IDEE PER RIPARTIRE

Assolutamente certi della correttezza della gestione Misiani restano l’ex portavoce di Pierluigi Bersani Stefano Di Traglia (“In questi anni abbiamo solo tagliato risorse. E Bersani aveva dato ordine al tesoriere Misiani che nessuno del suo staff fosse assunto. La campagna elettorale del 2013 è stata tagliata di oltre il 30 per cento rispetto al 2008. Con risultati migliori, peraltro”) e l’ex responsabile organizzativo Nicola Stumpo: “I nostri bilanci sono certificati da società esterne e pubblicati online. Tutte le nostre spese sono visibili. Abbiamo fatto investimenti sulle infrastrutture, dalle iscrizioni on line, al circoli in rete. Investimenti che ora si trova chi è arrivato».

Non ci sarebbero state nuove assunzioni a tempo indeterminato per Stumpo (“Ricordiamoci che il Pd è nato dalla fusione di Ds e Margherita. Due soggetti politici che avevano un personale con il quale fare i conti. Difficile essere snelli con una struttura simile ereditata”) e, comunque, a non essere corretta sarebbe l’abolizione del finanziamento ai partiti: “Era sbagliato dare fondi in eccesso. Ma i conti di adesso del Pd dimostrano che abbiamo speso per la nostra attività politica i soldi che ci sono arrivati dal finanziamento pubblico. Qui nessuno ha comprato diamanti o appartamenti per uso personale”.

Gabriele Maestri

L'autore: Redazione

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