Forza Italia, è Toti il volto nuovo

Pubblicato il 9 Gennaio 2014 alle 15:39 Autore: Alessandro Genovesi

È da qualche mese ormai che Silvio Berlusconi è alle prese con il non facile restyling di Forza Italia. Non basta, infatti, riesumare nome e simbolo del partito che nel ’94 fece le fortune del Cavaliere: ci vuole qualcosa di più. Ecco spiegata allora la salita agli onori della cronaca del giornalista Giovanni Toti,  volto nuovo di cui Berlusconi, decaduto e non candidabile, necessita come il pane per fronteggiare il sempre più gagliardo Matteo Renzi.

Classe 1968, direttore del Tg4 e di Studio Aperto, fedele alla causa ma non servile, Toti è uomo Mediaset dal 1996, anno in cui entrò come praticante assoldato da Paolo Liguori. Sconosciuto ai più, da un po’ di tempo presenzia nei salotti televisivi e nei talkshow per volere diretto dello stesso Berlusconi, stufo dei soliti noti. I quali, però, non sembrano affatto preoccupati dal nuovo arrivo. “Il Cavaliere è fatto così: ti porta alle stelle e poi ti getta nella polvere, vedi Alfano”, dicono molti berlusconiani della prima ora.

In realtà, almeno per ora, il Cav punta molto su questo “novizio” della politica: lo vuole coordinatore unico oppure vicepresidente di Forza Italia. Il problema è che dovrà vedersela con molti volponi, a cominciare dal battagliero e gran manovratore Denis Verdini, ad ora il vero plenipotenziario del partito azzurro.

berlusconi

Il diretto interessato minimizza: “Io e Denis siamo toscani, insieme ci facciamo grandi risate – dice Toti -. Lui è un vero uomo macchina, si troverà un accordo. Ma è logico che chi prima remava in prima fila, dovrà remare in seconda, terza o quarta fila. Se tutti rimangono aggrappati alla zattera e vogliono mettersi a timone, alla fine si va tutti a fondo. Berlusconi troverà il mix giusto”. Piccoli rottamatori crescono.

Anche perché Toti, toscano di Viareggio, non sembra affatto appartenere alla schiera dei falchi. Anzi. Uomo pragmatico e moderato, vorrebbe che Forza Italia si allontanasse dalla deriva estremista delle Santanchè e Biancofiore, per perseguire invece una politica delle alleanze volta a costruire una coalizione di centrodestra molto simile alla vecchia Casa della libertà: Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia (che occuperebbe lo spazio elettorale della fu An) e il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano (fondamentale per drenare i consensi dei moderati al Pd di Renzi).

E anche se Verdini, i falchi e un bel pezzo dei cosiddetti “lealisti” come Fitto non hanno alcuna intenzione di riaccogliere Alfano, Toti scuote la testa e va avanti per la sua strada: “Non mi interessa entrare in un partito di testimonianza con il lutto al braccio. Entro per vincere e ci vuole una grande coalizione di centrodestra”.  

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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