L’ultimo appello degli attivisti sardi: “Beppe, dacci il simbolo”

Pubblicato il 9 Gennaio 2014 alle 20:41 Autore: Gabriele Maestri
movimento 5 stelle simbolo beppe, dacci il simbolo

“Beppe, per favore, vienici incontro e dacci il simbolo”. Potrebbe essere riassunta così la lettera aperta che i presentatori del contrassegno di Nuovo movimento Sardegna – l’emblema con le cinque rose dei venti gialle di cui l’Ufficio elettorale regionale ha chiesto la sostituzione ieri – hanno indirizzato direttamente a Beppe Grillo, perché torni sui suoi passi e conceda a quello stesso gruppo l’uso del contrassegno ufficiale del MoVimento 5 Stelle.

Se così fosse, sarebbe un colpo di scena del tutto inatteso, visto che una delle poche certezze al 6 gennaio – ultimo giorno per presentare gli emblemi in Corte d’appello – era che alle elezioni del 16 febbraio non ci sarebbe stata una lista del M5S: le divisioni tra gli attivisti dell’isola avevano spinto Grillo e il suo staff a non concedere l’uso del simbolo, di cui il leader mantiene la titolarità civile.

Nuovo movimento sardegna simbolo con cinque stelle

Ora però escono allo scoperto i presentatori di quel curioso simbolo, graficamente lontano da quello del soggetto di Grillo ma che i magistrati chiamati a vagliare gli emblemi hanno ritenuto confondibile, forse per la presenza contemporanea di cinque simil-stelle e della parola “Movimento”. A depositare l’emblema è stato un gruppo di attivisti del MoVimento, “tutti certificati e provenienti da tutti i gruppi dell’Isola”: la loro è una proposta choc, perché consentirebbe a sorpresa di rimettere in gioco il M5S che tutti davano per escluso. “In Sardegna – scrivono – abbiamo una seconda possibilità e se ci aiuti riusciremo a dare una speranza ai tanti sardi che aspettavano di votare Cinquestelle alle imminenti elezioni regionali”.

Certamente non ci sarebbe stata alcuna “seconda possibilità” se l’emblema non fosse stato ricusato, ma le poche norme sui simboli della legge sarda – copia carbone di quelle dettate per l’elezione della Camera – non vietano che il contrassegno sostitutivo sia completamente diverso da quello presentato in origine. Basta solo che il nuovo emblema sia rispettoso delle regole e certamente quello del M5S lo è: a patto, ovviamente, che Grillo ne autorizzi l’uso.

grillo

“Per scegliere i migliori candidati avremo tempo fino a lunedì, per il candidato governatore fino a mercoledì, ma entro domattina dovresti dare una procura a chi riterrai di tua fiducia (ad esempio il sindaco di Assemini, Mario Puddu, che ci ha dato completa disponibilità al riguardo) consentendogli di sostituirlo al nostro”. C’è anche una sorta di riapertura sulle liste: “Noi non siamo interessati alle poltrone, noi mettiamo a disposizione questa possibilità a tutti coloro che ti hanno inviato la propria disponibilità a candidarsi e che tu, con criteri che riterrai validi, potrai certificare“.

In questo modo, dunque, il MoVimento 5 Stelle potrebbe arrivare di nuovo sulle schede, dopo aver ottenuto il 30% sull’isola poco meno di un anno fa. Anche per questo, l’appello a Grillo perché conceda il simbolo si fa accorato: “Se lo farai recupererai un rapporto di fiducia con gli attivisti e gli elettori sardi, che oggi si è compromesso, e ridarai una speranza a un’Isola martoriata, che altrimenti sarà condannata ad altri 5 anni di disperazione”. I tempi però sono stretti, sia per la procura all’uso dell’emblema, sia – soprattutto – per la preparazione delle liste e la raccolta delle firme.

E se dal leader stellato non dovesse arrivare l’assenso all’uso del marchio originale, i presentatori di Nuovo movimento Sardegna potrebbero sempre modificare l’emblema presentato in prima battuta – ad esempio togliendo la stella centrale – ma non è detto che, a quel punto, valga ancora la pena proseguire nell’operazione.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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